LE PIAZZE DELLA MOVIDA

Largo Campo, dal seggio nobiliare al regno dei drink

Nell'antica agorà, dove panini, cocktail e cene stuzzicano i sonnambuli

L’antica agorà tradisce il suo passato nobiliare nei fregi barocchi dei portali. Difficile credere che il lastricato che oggi ospita bottiglie e scarpe da ginnastica un tempo fu l’antico "campus grani" dei romani, uno dei seggi medievali più famosi della città e tra le prime sedi del Comune. Origini eterogenee, fatte di famiglie d’elite (tra le quali quella di Matteo Silvatico della Scuola Medica Salernitana, iscritta al seggio del Campo) e di botteghe artigiane; di strategoti da Parlamenti ante litteram e di pescivendoli rivoluzionari, come Ippolito di Pastina che, dalle vicine Fornelle animò la rivolta del 1647. Con il tempo tutto cambiò. Gli aristocratici decaddero, i "Masanielli" inforcarono le pantofole, le botteghe iniziarono ad aprire le serrande a metà, tra il buio della camorra e la paura degli anni di piombo. La movida sembrava un’utopia. Passeggiare nelle budella della città vecchia era- se non rischioso - sicuramente poco raccomandabile. E Salerno non era una città da american bar. «Solo un folle poteva pensare di aprire un locale notturno a Largo Campo», racconta Mario Giordano, ristoratore e "complice" di un’avventura. Quel folle si chiamava Luca De Vero. Era il 1984 quando rilevò l’atelier dell’artista Carmine Limatola (meglio conosciuto come Ableo) e lo trasformò in un bar. «All’epoca non ce n’erano - continua Giordano - Tutt’al più ci si riuniva al bar dei Mercanti». De Vero aveva trascorso l’estate a Pisciotta, lavorando come barman. Rimase folgorato e a dicembre aprì i battenti l’Alcol cafè che in ventiquattro anni ha ospitato migliaia di persone ed almeno due generazioni di salernitani. «Un posto di frontiera. Non c’erano negozi e neppure l’illuminazione - continua Giordano - Luca fu un pioniere».
La provocazione piacque. Ai soci dell’Arcigay, all’artista Peter Wilburger e a decine di professionisti e giovani che per la prima volta, forse, si identificavano in un ritrovo notturno cucito addosso alle loro esigenze. Giordano con la moglie Patrizia De Vero, mosse lì i primi passi nella ristorazione. Dal 1999 Luca non c’è più. La sua scomparsa ha creato un vuoto. Ma l’Alcol è rimasto lì, caposaldo e simbolo della movida di Largo Campo. Dopo vari cambi di gestione, oggi tocca a Nando Iazzetta e a sua moglie Luisa Strano raccoglierne l’eredità. Luci buie e bancone newyorkese, ora come allora: il tempo sembra essersi fermato. «Siamo venuti a Salerno per cambiare vita - raccontano i titolari che sono napoletani - Abbiamo aperto quindici giorni fa e la risposta del pubblico è stata ottima, anche perchè questo bar è storico e questo ci emoziona. I salernitani? Rispetto alla scelta del drink hanno le idee chiare. Vanno per la maggiore rum e vodka». Il target della clientela è composto da giovanissimi nel fine settimana (dai 16 anni in sù) e da adulti durante l’infrasettimanale. E’ il posto ideale per chi vuol tirar tardi: la saracinesca non si abbassa mai prima delle quattro del mattino, alle sei nel week end. Sono invece i "ras" della piazza da ben undici anni Renato e Marco Zita, padre e figlio titolari di un ristorante, un bed & breakfast, una accorsatissima paninoteca e, da domani sera, di un nuovo bar, il Godivo Caffè. Lo staff del "Sant’Andrea", dell’intrattenimento notturno ha fatto un lavoro che dà da vivere a molti, contribuendo ad accendere le luci su una piazza che fino a venticinque anni fa era terra di nessuno. Il ristorante sforna leccornie a base di pesce (i paccheri allo scoglio e la frittura di paranza sono i piatti forti della casa), mentre la paninoteca aiuta a tamponare la "fame chimica" dei frequentatori del by night, servendo panini alla porchetta e il celebre San Pasquale, a base di salsiccia e patatine.
Domani sera aprirà i battenti il Godivo Caffè, che oltre a cocktail e succhi, allieterà i palati notturni con una vasta selezione di dolci e torte. «I nostri clienti? Si va dai ragazzini di 10 anni ai sessantenni. Tanti quelli che arrivano dalla provincia e da Napoli, Avellino e Benevento», dice Marco. L’affluenza è altissima - soprattutto nel fine settimana - e la concorrenza è spietata. Lo sa bene Ben Fres Habib, tunisino di La Henca, trapiantato a Salerno. Due anni e mezzo fa aprì il suo primo Kebab house a Largo Campo. L’anno dopo è stata la volta del secondo ritrovo, in via Porta di Mare e neppure un mese fa ha inaugurato, sempre a Largo Campo, il terzo punto vendita. A fargli concorrenza, qualche metro più avanti, c’è Bejoun Adel, tunisino di nascita, ma salernitano d’adozione, mentre tra gli "storici" della piazza va menzionato Nino Buonocore, da sedici anni al timone dell’Antica Birreria. E per chi, dopo aver bevuto un drink, decide di fare quattro salti, a una manciata di metri, in vicolo Pandolfina Fasanella, spunta l’Iroko, figlio dei mitici New Panda e Metrò, locali pionieri con l’Alcol Cafè, di una movida più avventurosa di quella odierna.