l’attivista

Larbi: «Islam vuol dire pace Basta con queste cretinate»

SARNO. «Basta con questi scherzi e queste cretinate, l’Isis non sono gli immigrati e Islam vuol dire pace». Larbi Dernati, attivista musulmano, si è precipiato davanti all’entrata degli uffici del...

SARNO. «Basta con questi scherzi e queste cretinate, l’Isis non sono gli immigrati e Islam vuol dire pace». Larbi Dernati, attivista musulmano, si è precipiato davanti all’entrata degli uffici del giudice di pace non appena venuto a conoscenza dell’accaduto, e ha commentato a caldo il ritrovamento del presunto ordigno e della bandiera dell’Isis. Il suo copricapo e il suo abbigliamento tipicamente musulmano, non gli hanno risparmiato commenti anche duri sull’immigrazione e sull’apertura delle frontiere.

Lui era invece indignato da quanto accaduto: «La scritta presente sul muro dello stabile e riportante la frase “Allah Akbir”, in arabo non significa nulla. “Dio è il più grande” non si scrive in questo modo. Quella frase non ha senso e questo vuol dire una sola cosa: che quanto sta accadendo è tutto frutto di una bravata. L’Isis e le organizzazioni terroristiche non agiscono in tal modo e se tutte queste manifestazioni sono volte a gettare cattiva luce sull’immigrazione si stanno sbagliando. Islam è pace ed io non smetterò mai di dirlo».

Larbi si è poi rivolto con enfasi alle istituzioni lanciando un appello e insieme un allarme sicurezza: «È la seconda volta che negli uffici del giudice di pace accade una cosa simile. Come mai non c’è una telecamera? È un posto importante per la collettività ed è strano che non ci sia una videocamera che riprenda l’entrata e l’uscita delle persone essendo, questo, un tribunale. La spesa per l’installazione di una videocamera è minima, perché non vi si provvede? In questo modo sarebbe stato più facile capire chi c’è dietro queste bravate e la notte si diverte per disturbare chi invece vuole lavorare e vivere onestamente».

L’attivista islamico ha difeso l’Islam chiedendo più sicurezza. Strano, infatti, che non vi sia una telecamera della videosorveglianza in tutta l’area che circonda l’edificio dove sorge il giudice di pace. Le, eventuali riprese avrebbero infatti fornito un sostegno prezioso agli investigatori che lavorano all’identificazione dell’autore o degli autori del gesto. (m. m.)

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