Landini attacca la politica «Fonderie, caso nazionale» 

Prete: «Il sistema economico locale ha perso 27mila posti dal 2014 a oggi»

La provincia di Salerno dal 2014 ad oggi ha perso 510 milioni di euro di valore aggiunto perdendo circa il 3% dei 17 miliardi registrati tre anni fa, quando si iniziavano ad intravedere i primi segnali statistici di ripresa di uscita dalla crisi. I dati di Unioncamere vengono snocciolato in Provincia dove ieri si è svolto il convegno “Il futuro dell’industria nel salernitano”, organizzato dalla Cgil, al quale sono intervenuti tra i tanti, Maurizio Landini, ex segretario generale della Fiom, il presidente della Camera di Commercio di Salerno, nonché attuale presidente di Confindustria Salerno, Andrea Prete, e l’assessore regionale alle attività produttive Amedeo Lepore. I dati dell’osservatorio di Unioncamere forniti all’apertura del dibattito evidenziano che dal 2014 ad oggi, in provincia di Salerno, si sono persi 27mila posti di lavoro, il settore industriale manifatturiero ha perso il 21% del valore aggiunto, mentre quello edilizio è andato giù del 15%. «Certo partiamo da una situazione di tracollo, ma dobbiamo anche dire con certezza che la struttura industriale del nostro territorio ha ancora incredibili potenziali, considerando le eccellenze produttive di Battipaglia nel settore della lavorazione tecnica della plastica e della chimica, il polo dell’oro rosso e cioè dell’industria conserviera dell’Agro nocerino sarnese», ha sottolineato Arturo Sessa, segretario generale della Cgil Salerno. «Devono essere reintrodotte regole che diano certezze, perché questo territorio di incentivi ne ha avuti fin troppi, ora vorremmo che un euro investito andasse nella giusta direzione e soprattutto sia speso con trasparenza», ha aggiunto Sessa.
Pianificazione e trasparenza: sono queste le parole chiave che sembrano accomunare proprio tutti al tavolo del dibattito, anche la “controparte industriale”, rappresentata dal presidente Prete. «Non possiamo negare che si sia invertita la rotta rispetto al 2008, ma certamente non si può celebrare la piena ripresa: se uno cade da una montagna di mille metri e ne risale cento, non si è ripreso, è solo risalito di 100 metri», ha spiegato in maniera cruda Prete.
Dalla Regione Campania, nelle settimane scorse, l’assessore Palmeri ha parlato di opportunità offerte dalla decontribuzione e dagli incentivi fiscali. «È facile dare i numeri dal proprio punto di vista, ma i numeri vanno letti – ha ribattuto, sul punto, Landini – “Tecnicamente” è vero che sono due o tre trimestri che alcuni indici crescono indicando che non siamo più in recessione, ma se andiamo a vedere i numeri noi vediamo che c’è un problema di qualità. È facile dire che l’occupazione aumenta, ma quale tipo di occupazione? In primis aumentano le forme di lavoro precario, mentre calano i contratti a tempo indeterminato, e pur essendo tornati a livelli occupazionali del 2008 diminuisce il tempo di lavoro di ogni singolo lavoratore, perché aumentano i part time non volontari, che vuol dire salari più bassi».
Insomma, per il sindacalista non servono più politiche di annunci o di toppe come sporadici interventi di decontribuzione ed incentivi a pioggia. «Dovremmo forse preoccuparci di mobilità, come si spostano le merci, come si spostano le persone e non del semplice prodotto auto: di questo dovrebbe parlare la politica, di come ridisegnare e pensare le città e gli interi sistemi economico-sociale». E proprio alla politica, quella locale in particolare, Landini ha riservato una stilettata: «Non è concepibile che un’azienda come le Fonderie Pisano voglia delocalizzare con nuove tecnologie sostenibili, e non si riesce a trovare posto dove delocalizzare. Questo di Salerno è un caso singolare in Italia».
Marco Giordano
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