chi è riuscito a smettere

Lamberti: «Un inferno durato 40 anni»

«Al gioco compulsivo e patologico ci si arriva per caso. È un percorso lento. Io ho iniziato a giocare da bambino, quando mi divertivo stando nei bar guardando gli adulti giocare a carte e per...

«Al gioco compulsivo e patologico ci si arriva per caso. È un percorso lento. Io ho iniziato a giocare da bambino, quando mi divertivo stando nei bar guardando gli adulti giocare a carte e per emulazione iniziai a giocare anche io con gli amici, con i pochi spiccioli che avevamo addosso. Poco alla volta è cresciuta anche la mia voglia/bisogno di azzardo, iniziando così a frequentare le bische, raggiungendo poi l'escalation dell'azzardo». Inizia così la storia di Giuseppe Lamberti, ex giocatore d'azzardo, oggi presidente dell'Associazione "Famiglie in gioco" che da anni si occupa di sensibilizzare e informare sui problemi bio-psico-sociali legati al gioco d'azzardo. Giuseppe non gioca ormai da 14 anni, ma racconta ancora con voce tremante come in 40 anni si sia giocato tutto. Una vita passata a rincorrere l'illusione di vincere, avendo perso troppo.

«Pur iniziando a perdere ingenti somme non riuscivo più a smettere. Non contava più il fatto che mi divertissi o meno. Come un tossicodipendente che non riesce più a fare a meno delle sostanze stupefacenti, il mio cervello sprigionava endorfina e dopamina grazie all'azzardo, di cui avevo sempre più bisogno», spiega Giuseppe, che non ha mai lasciato il suo lavoro da infermiere. «Il non giocare mi portava depressione. Quando andavo a lavorare, dovevo assolutamente giocare, era il gioco che chiamava me. Ho visto crescere le mie figlie, e non me ne sono accorto. Vedi scorrere la vita di persone care e non sai come l'hanno vissuta». Per un attimo il racconto si ferma, ma poi ricomincia con la stessa forza grazie alla quale oggi Giuseppe ha ripreso in mano la sua vita. Con quella forza condanna le pubblicità di oggi sul gioco che «ti fanno sembrare tutte le cose più semplici, pensando che tanto è solo un gioco, che grattando vinci milioni di euro e poi sei tranquillo per tutta la vita. Ma non è così. La vincita ti porta solo a continuare». Giuseppe le trova di pessimo gusto, perché invogliano le persone a farsi del male, persone «ingenue, che non conoscono la problematica dell’azzardo e credono che vincere sia facile, ma uscirne è davvero difficile». ©RIPRODUZIONE RISERVATA