processo sul presunto miracolo

Lacrime, fra Gigino prende tempo

Chiesto l’abbreviato sul bambinello. Ma ora rischia l’accusa di truffa

Nuova normativa alla mano il processo sul presunto miracolo del bambinello avrebbe dovuti chiudersi, ieri mattina, con la presa d’atto che il reato di abuso della credulità popolare è stato depenalizzato e l’invio del fascicolo alla Prefettura, perché valuti la sanzione amministrativa.

L’imputato fra Gigino ha invece preso tempo, chiedendo di essere processato con il rito abbreviato prima che il giudice Gabriella Passaro aprisse il dibattimento e potesse entrare nel merito dell’imputazione. Tutto rinviato a novembre, quando è fissato il rito alternativo, ma nel frattempo anche la Procura potrebbe giocare una nuova carta per impedire che le depenalizzazioni varate dal Governo portino il processo al frate su un binario morto. Il sostituto procuratore Roberto Penna sta infatti lavorando alla formulazione di un nuovo capo d’accusa, quello per truffa, basato sulla circostanza che l’esposizione della statua “miracolosa” avrebbe fruttato al francescano l’introito delle offerte consegnate dai fedeli in cambio dei santiti con l’effigie sacra.

I fatti risalgono all’ottobre del 2010, quando padre Luigi Petrone tornò dalla Terra Santa portando una statua di ottanta centimetri raffigurante il bambin Gesù in trono. Il giorno dopo gridò al miracolo, mostrando le lacrime di sangue sotto gli occhi della statuetta. Secondo gli inquirenti le aveva collocate lui stesso, con l'aiuto di una siringa, e per questo gli è stato notificata agli inizi del 2014 la citazione a giudizio. La prima udienza era stata fissata nel marzo del 2015, ma in realtà il processo non si è mai aperto. Quell’udienza saltò per assenza del giudice, con rinvio al novembre scorso, quando però non si è potuto far nulla per il certificato medico depositato dall’imputato. E ieri l’ennesimo rinvio. (c.d.m.)

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