La “vittoria alata” fusa per ordine di Mussolini

La statuta in bronzo era posta sulla sommità del monumento ai caduti Domani in omaggio con “la Città” un’altra fotografia di “Salerno com’era”

Nel raro libro che possiede, l’architetto salernitano Sergio Pastore esamina un fotogramma simile a quello che uscirà domani con La Città. L’immagine è quella del monumento ai caduti di piazza Ferrovia, il volume del riscontro è una copia in edizione unica di “Salerno” – con tanto di marchio regio e municipale - donata al nonno Ferdinando Pastore dal potestà, come riconoscimento per la professionalità prestata all’amministrazione nella realizzazione delle insegne pubbliche con tecnica a smalto e oro. Il primo elemento di analisi è dato sicuramente dalla statua di bronzo che svetta sulla colonna-memoriale dei soldati morti in battaglia: «Fu lo scultore Gaetano Chiaromonte – spiega Sergio Pastore, appassionato custode di memorie – a realizzare il monumento dedicato ai caduti della Provincia nella Grande Guerra. E’ una donna che simboleggia la vittoria alata, brandente una spada ricurva in un movimento plastico che fa da contrafforte alla staticità delle figure poste in basso, tra cui i bassorilievi adiacenti ai busti, realizzati nel marmo bianco statuario del monumento in linea architettonica con il basamento. I gradini ed il basamento rappresentano l’elevazione, la devozione, la sacralità».

Pastore ha fatto anche delle ricerche sull’autore della foto che risale al primo ventennio del Novecento: «Probabilmente lo scatto fu eseguito da Ottavio Amendola. A lui dobbiamo opere di documentazione fotografica anche inserite in testi dell’epoca come “Città di Salerno” edito dalla stamperia - termine usato all’epoca- di Raffaello Beraglia».

Che fine ha fatto la scultura? Perché oggi non è più all’apice del monumento? Fu Benito Mussolini ad ordinarne la fusione per utilizzarne il bronzo a fini bellici, suscitando vivaci proteste, persino da parte delle locali autorità fasciste: “Anche perché il monumento era stato inaugurato nel 1923 alla presenza del re Vittorio Emanuele III, in visita a Salerno proprio per l’evento commemorativo. Inesorabilmente, e nonostante la ferrea opposizione della civica amministrazione, la statua di Chiaromonte fu fusa per ordine di Benito Mussolini nel 1935. Il bronzo serviva per la guerra e le ragioni belliche andavano contro ogni ragione».

Quanto ai particolari che fanno da sfondo alla foto, Pastore evidenzia «le figure di secondo piano, tra cui : la presenza di asinelli con i carretti,carrozzelle con vetturini in una probabile attesa di viaggiatori e diversi fanciulli perdigiorno, quasi un modo di rappresentare uno scorcio di vita quotidiana dell’epoca. In lontananza si scorgono ciminiere di fabbriche ed una città operosa, ma si può desumere che piazza della Vittoria – questo era il nome di allora – fosse già periferia. Una fila di taxi ha sostituito oggi i calessi ed i cavalli; la vita stessa del luogo è cambiata, ma la poesia della stampa ci pone al cospetto di cartoline del tempo perduto. Postacard che erano espressione di un’ arte e di una sensibilità oramai persa nei ricordi sbiaditi degli inchiostri di penne stilografiche e pennini, per indirizzare immagini e parole vergate a mano a parenti e amici. Un mondo dove la cartolina era un ricordo ed una testimonianza al tempo stesso, qualcosa di molto diverso da una e-mail fredda e istantanea, che non conosce la dimensione del tempo lungo. Ma questa è tutta un’altra storia!».

Paolo Romano

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