La vittima a tu per tu con gli stupratori

Nell’incidente probatorio la 15enne sotto gli occhi degli accusati ha confermato tutte le accuse. Loro: «Perdonaci»

SALERNO. Lacrime e vergogna: vittima e carnefici. Un racconto straziante nel quale vi sono tante vite e tanti dolori, ma anche tante atrocità. L’occasione è stato l’incidente probatorio per lo stupro della minorenne a San Valentino Torio. Quella ragazzina, appena quindicenne, tenuta segregata in un garage per essere violentata da cinque minori, si è trovata a pochi metri di distanza da quei mille dolori che le hanno segnato la vita.

Divisa da un vetro e da una telecamera dai suoi aguzzini, minori anch'essi. Alcuni di loro mortificati dal carcere e dalle manette con le quali sono stati accompagnati al centro di ascolto di Salerno per assistere al racconto “già visto” quella sera del 26 giugno, in un garage di San Valentino Torio. Straziante il racconto di Chiara (così l’avevamo chiamata), interrotto dalle domande del giudice Maria Rosaria Minutolo e della psicologa che lo ha assistito. Muti, testa bassa, i cinque “aguzzini” che alla fine di un doloroso racconto hanno chiesto perdono. Dichiarazioni spontanee di ragazzini, finiti in una storia atroce di violenza e soprusi e anch’essi segnati per la vita. Solo uno è rimasto muto, uno dei quattro attualmente in carcere.

In circa due ore, quella ragazzina coraggiosa ma segnata ha spiegato nei dettagli quanto accaduto. Voce rotta dal pianto. Il dolore delle violenze subite sessualmente ma anche psicologicamente e fisicamente, come quei morsi sulle braccia. La quindicenne è stata accompagnata da personale dei servizi sociali, la mamma a farle compagnia e forza, due ore prima che arrivassero i detenuti. Quattro provenienti dal carcere, uno dai domiciliari. Tutti accompagnati dai propri avvocati. Il silenzio degli accusati e dei loro legali. La voce dietro il vetro della vittima. L’incidente probatorio è un pesante atto di accusa che sarà riproposto dai pm del Tribunale per i minori nel processo che si aprirà a breve. Il 4 ottobre il perito nominato dal tribunale, la psicologa che ha assistito all’interrogatorio, dovrà valutare la credibilità della vittima. Un atto formale, mero atto formale. Sulla credibilità della ragazzina nessuno ha sollevato dubbi, neppure i difensori degli imputati. Tanto che nessuno ha proposto eccezioni o ha fatto domande.

L’avvocato Cosimo Vastola, difensore del ragazzino finito ai domiciliari, ha chiesto che venisse messa agli atti la lettera inviata dal proprio assistito alla vittima e alla sua famiglia con la volontà di risarcire, anche economicamente, il danno. E inoltre è stato inserito nel fascicolo del processo l’articolo pubblicato dal nostro quotidiano nel quale si raccontava di quella lettera di perdono, sincero e sentito da parte di tutta la famiglia del minore indagato. La ragazzina, assistita dagli avvocati Alessandro Laudisio e Fabio Carusone, ha avuto la forza di raccontare ogni cosa accaduta quella sera. Le violenze subite in un garage dove è stata segregata per un’ora e costretta a fare sesso con cinque ragazzoni di provincia, baldanzosi e fieri di aver conquistato la preda.

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