LA STORIA

La truffa “impossibile”: assolto Coppola

Il primario fu accusato di non essere andato al lavoro per anni intascando lo stipendio. Ma lo cercarono nel posto sbagliato

SALERNO - L’accusa era pesantissima: truffa ai danni dell’Asl Salerno, per non essere mai andato a lavorare all’ospedale di Nocera Inferiore, pur percependo lo stipendio; e in più gli avrebbero pagato l’Alpi, l’attività libero- professionale negli ospedali di Sapri, Oliveto Citra, Eboli, Cava de’ Tirreni e Castiglione. Accusa che è caduta già in udienza preliminare con la formula ampia del “fatto non sussiste”. È l’incredibile storia dell’“Alpino” - come fu definito dalle cronache giornalistiche il primario radiologo salernitano Vincenzo Coppola che ha riempito le pagine di giornali per aver intascato, secondo i pm, tra il 2012 e il 2014, oltre 270mila euro in più di quel che gli toccava. Alla fine, invece, è emerso che il professor Coppola all’ospedale di Nocera semplicemente non ci doveva e poteva essere, perché aveva ottenuto l’incarico di coordinare la medicina nucleare di tutta l’Asl Salerno. Insomma, gli investigatori lo avevano cercato nel posto sbagliato. Da qui, l’assoluzione piena in sede di udienza preliminare celebrata col rito abbreviato. Ed è una assoluzione ancor più pesante perché il noto radiologo salernitano ha rinunciato alla prescrizione che sarebbe arrivata dopo pochi giorni, scegliendo di essere giudicato per vedere affermata la verità e la sua innocenza.

La ricostruzione. «Mi hanno cercato nel posto sbagliato, paradossalmente è tutto qui – sottolinea il professor Coppola - È vero che negli anni precedenti all’accertamento investigativo ero stato primario all’Umberto I di Nocera Inferiore ma poi ero divento componente dello staff del direttore generale e mi occupavo di coordinare le attività della radiologia in tutta la provincia, di fare ispezioni nei vari reparti specifici dell’Asl, di stimare il fabbisogno del settore in relazione alle necessità dei vari territori della provincia, poi da trasmettere alla Regione Campania ». Insomma, se l’avessero cercato negli uffici dell’Asl di Salerno l’avrebbero trovato. Ma c’è di più. «Mi dicono delle mie prestazioni professionali negli ospedali di Cava de’ Tirreni e Castiglione di Ravello, evidentemente era sfuggito che sono di competenza dell’Azienda ospedaliera universitaria “Ruggi d’Aragona” e non dell’Asl della quale io ero dipendente».

L’avviso sui giornali. Il primario radiologo seppe di essere indagato dai giornali nel maggio del 2018 e nel settembre successivo gli fu notificato un avviso di conclusione delle indagini. Da allora non è mai stato interrogato. Poi le indagini difensive dell’avvocato Guglielmo Scarlato, con acquisizioni di una serie di documenti nei vari ospedali citati nel capo d’accusa. Un lungo penare fino all’assoluzione, arrivata quattro anni dopo, perché il fatto non sussiste.

Gli interrogativi. Ma come è stato possibile una vicenda simile? Da un’indagine interna dell’Asl nel 2015 non erano state trovate le timbrature del primario all’ospedale di Nocera Inferiore, dal 2012 al 2014, ma risultava comunque che il professor Coppola era stato regolarmente pagato dall’Asl. L’errore sta proprio qui: Coppola non doveva strisciare il badge all’Umberto I perché non lavorava più lì da tempo, ma nella sede Asl di via Nizza, dove effettivamente era a lavoro. E mentre partiva l’indagine penale perché la relazione della commissione interna era stata consegnata agli investigatori, l’Asl non dava seguito a provvedimenti a carico del medico. L’Azienda, infatti, ha comunicato che a tutto quest’anno non c’è traccia nei suoi uffici di un avvio di un procedimento nei confronti di Coppola né la relazione consegnata dalla commissione che aveva svolto gli accertamenti riportava indicazioni sul prosieguo degli atti da effettuare e neanche risultano informative inviate all’autorità giudiziaria o alla Corte dei Conti. Del resto, la stessa magistratura contabile ha attestato che non ci sono in carico procedimenti sul conto del professor Coppola né tantomeno sentenze. Una vicenda kafkiana, visto che la stessa Asl si era poi costituita parte civile nel procedimento penale nato da una sua attività ispettiva interna alla quale non aveva ritenuto di dare seguito e che poteva chiarire consultando semplicemente la documentazione in suo possesso. Per Coppola, che negli anni precedenti al suo trasferimento all’Asl divenne noto per aver denunciato anche alla stampa i raggiri sulle manutenzioni degli apparecchi radiografici al “Ruggi”, invece, l’inizio di una vicenda assai singolare. «Sono finito nel tritacarne mediatico, con tanti articoloni su di me: io ho avuto la possibilità di difendermi ma chi non ce l’ha che fine avrebbe fatto?».

Salvatore De Napoli