La truffa è lieve, tutti prosciolti

Ente paga assegni familiari non dovuti: applicata la legge sui danni tenui

Il reato c’è, ma gli imputati vanno assolti. È una delle prime pronunce di non punibilità “per particolare tenuità del fatto” quella depositata dal giudice dell’udienza preliminare Stefano Berni Canani per una vicenda di assegni familiari non dovuti, che vedeva dieci dipendenti della Comunità montana Alto e Medio Sele imputati con accuse che andavano dal falso alla truffa ai danni dello Stato. Secondo l’accusa avevano ingannato l’ente presentando certificazioni fasulle che davano diritto all’erogazione in busta paga di assegni familiari, che invece non dovevano essere versati. Fu la Ragioneria della Comunità montana a rendersi conto che qualcosa non quadrava, bloccando le erogazioni per gli anni successivi e segnalando il caso alla magistratura.

In tre anni i dipendenti coinvolti avrebbero percepito in tutto 15mila euro, una somma calcolata dal pubblico ministero per ritenere che nel complesso non poteva essere applicata la nuova disciplina sul danno esiguo introdotta dal legislatore lo scorso marzo. Non l’ha vista così il giudice, secondo cui la cifra andava calcolata imputato per imputato e andava pure tenuto conto di quanto nel frattempo era già stato restituito. In questo modo gli importi si riducono di molto, andando da un massimo di tremila euro in tre anni a un minimo di pochi euro, somme esigue che hanno fatto scattare l’applicazione della nuova legge. Per i dieci imputati è arrivata quindi una pronuncia di proscioglimento per particolare tenuità del fatto legata alla circostanza di aver provocato un danno esiguo. (c.d.m.)

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