l’esperto

La tracciabilità tutela la salute del mare e del consumatore

La normativa che regolamenta la tracciabilità dei prodotti ittici è entrata in vigore dal primo gennaio 2012 in attuazione di specifici regolamenti della Comunità europea (2065/2001, 1224/2009, 404/20...

La normativa che regolamenta la tracciabilità dei prodotti ittici è entrata in vigore dal primo gennaio 2012 in attuazione di specifici regolamenti della Comunità europea (2065/2001, 1224/2009, 404/2011). Le relative procedure consentono di ripercorrere a ritroso le varie fasi della filiera: produzione, trasformazione, distribuzione. Il loro scopo principale è la tutela sanitaria del consumatore, attraverso il blocco del prodotto a rischio, ed il contrasto della pesca illegale, a difesa delle capacità riproduttive del mare. Dal momento della pesca tutte le cassette contenenti il pesce, suddivise per specie, devono essere etichettate con le informazioni concernenti il quantitativo della pesca o dell’acquacoltura della specie, la zona geografica di cattura, data di prelievo, nome e matricola del peschereccio. Nello specifico le misure previste riguardano l’obbligo di registrazione degli operatori, di marcatura e di identificazione dei pescherecci e dei loro attrezzi. Sono le precondizioni per realizzare la tracciabilità delle partite dei prodotti ittici attraverso note di vendita, dichiarazioni di assunzioni in carico e documenti di trasporto. Un appello agli operatori del comparto al fine di dare attuazione a una normativa finora disattesa è stato lanciato nei giorni scorsi dal Comandante della locale Capitaneria di Porto, Maurizio Trogu, che ha preannunziato anche la istituzione di due presidi a Casalvelino ed a Ispani Capitelli. I soggetti obbligati a rispettare le citate direttive sono gli operatori responsabili dell’acquisto e delle vendita, del magazzinaggio e del trasporto, e naturalmente gli imprenditori ittici, i titolari dei centri di raccolta e di vendita all’asta. Certamente le nuove norme comportano un cambiamento nelle abitudini degli operatori interessati e, soprattutto, dei pescatori obbligati da adempimenti che, a loro avviso, si traducono in maggiori costi: motivi per lamentele e rivendicazioni di sussidi da parte dei piccoli operatori locali. Ma è pur vero che la tracciabilità favorisce l’attività di coloro che agiscono nella legalità e consente di individuare eventuali problematiche delle zone di pesca, legate non solo alla fase della commercializzazione del prodotto, ma soprattutto alla salute del mare, alla consistenza ed efficienza della flotta e delle strutture che ne sorreggono lo sforzo.

*biologa marina