«La storia siamo noi» In mostra i 70 anni  dei granata al Vestuti  

Foto e cimeli dalla costruzione dello stadio negli anni Venti all’ultima partita il 3 giugno del 1990 prima dell’era Arechi

Palcoscenico delle gesta di uomini eroi per novanta minuti; tribuna di presidenti tifosi e innamorati della squadra ancor prima che manager; luogo simbolo delle gioie, delle speranze e della voglia di riscatto di tanti salernitani. È un universo di memoria ed emozioni sportive quello che ha attraversato il prato verde dello Stadio Vestuti e che l’Associazione culturale 19 Giugno 1919 ha messo in mostra da venerdì fino alle 22 di oggi. Un viaggio che attraversa con foto, biglietti d’epoca e documenti inediti, i sette decenni – dal 1920 fino all’ultima partita il 3 giugno 1990 – che hanno scandito la vita sportiva della Salernitana nel suo tempio del pallone. Imperversava la retorica fascista e anche sugli abbonamenti c’era il Fascio Littorio quando, per la prima volta, i Granata hanno disputato una gara nel loro nuovo stadio. Fotografie in bianco e nero ritraggono, soprattutto uomini, che già si accalcano sfruttando qualsiasi spazio disponibile per vedere la partita. Il decennio seguente è quello segnato da due figure: Margiotta, il bomber e Iacovazzo, il più presente. Aveva la casacca gialla quando la Salernitana ospitò i campioni del Toro che nel ‘49 sarebbero morti nell’incidente di Superga. E proprio quello fu l’anno in cui, per la prima volta, è comparso il Cavalluccio sulle magliette della squadra. Immagini di partite, ma anche dell’allora presidente Mattioli che si fece ritrarre, con alle spalle una folla di tifosi, seduto sui massi che sarebbero serviti per costruire la Curva. Per raccogliere i documenti delle diverse epoche, c’è voluto un anno e mezzo di lavoro e hanno contribuito anche alcune famiglie cittadine e molti ex calciatori. È il caso degli anni ’50, con i cimeli gelosamente custoditi dalle famiglie Ragone e Massagrande. E c’è anche una foto che documenta il primo lancio di un petardo sul terreno di gioco, nel 1952. Nell’istantanea c’è il guardialinee steso a terra e di lì a poco partirà una rissa tra tifosi in giacca e cravatta. Arrivano gli anni delle Primavere europee e la Salernitana vince il campionato di serie C. Le immagini restituiscono la città percorsa dai caroselli. Esposta anche una chicca: la distinta di una partita dell’epoca. Poi Rivera al Vestuti con il Milan. Gli anni di Piombo sono quelli del derby del Napoli con lo scatto di Altafini e poi il decennio successivo con i match con la Cavese. Nella mostra anche una sezione di approfondimento sulle fasi di costruzione dello stadio e sugli uomini simbolo che lo hanno vissuto. Omaggio a Soglia e a Somma; a Di Bartolomei e al Siberiano. Focus sull’evoluzione del Cavalluccio e su come il tifo dal bar è diventato movimento Ultrà. «È dalla necessità di far conoscere e custodire la memoria di questo luogo così importante per la storia della salernitana che nasce questa mostra», spiega il presidente Alessandro Nisivoccia. Tra gli oltre 1000 visitatori di venerdì e i 400 già arrivati alle 12 di sabato c’era anche il presidente della Salernitana, Marco Mezzaroma, che non ha nascosto l'interesse per un progetto comune tra società sportiva e associazione 19 giugno 1919.
Eleonora Tedesco
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