«La soluzione non verrà da Roma»

Lo scetticismo di De Luca. Don Patriciello: «Si faccia luce sulla Piana del Sele»

SALERNO. Ieri pomeriggio un fuoco bruciava proprio mentre due parroci dalla zona di Aversa viaggiavano verso Salerno dove, insieme al consigliere comunale Anna Ferrazzano ed al sindaco Vincenzo De Luca, hanno animato il dibattito dal titolo “Noi, reti di legalità contro il biocidio”. Don Maurizio Patriciello e don Aniello Manganiello, da Salerno hanno rilanciato la loro sfida a camorra, istituzioni e a quella parte di società civile che ancora dorme. A tutti coloro che all’immane tragedia della Terra dei Fuochi ancora non han messo mano perché, come don Patriciello ha rimarcato, «la Terra dei fuochi non finisce nelle aree napoletane e casertane». «Siete sicuri – ha chiesto rivolgendosi alla platea del Salone dei Marmi del Comune – che lo sversamento di rifiuti tossici non riguardi, ad esempio, anche la Piana del Sele? So che i Casalesi sono arrivati a Battipaglia, c’è una indagine in corso. Iniziate anche voi a fare delle domande. Ci devono dire quali sono i terreni inquinati e quali sono quelli sani. Bisogna dare speranza alle persone e fiato all’agricoltura. La camorra ha fatto il suo mestiere, il camorrista non vuole bene a nessuno, neanche a se stesso e ai suoi figli. Le colonne di fumo nero ci hanno rubato la vita, la salute, la serenità. Io pensavo, ingenuamente, che come vedevo io i roghi, li vedevano anche il sindaco e le forze dell’ordine, invece non era così».

A sostenere la richiesta di creare una mappa del rischio anche il sindaco De Luca: «Aspettiamo cosa decide il Governo martedì, ma siamo diffidenti – ha commentato – Dobbiamo avere la mappa e la bonifica, nonchè un programma avanzato per definire la tracciabilità di tutti i prodotti ortofrutticoli. E potremmo farlo con una nuova tecnologia inventata nel nostro ateneo. Dobbiamo recuperare la serenità ed impegnarci seriamente nella risoluzione del problema che, è meglio metterselo in testa, non verrà mai dal Governo».

Martedì si riunirà infatti il Consiglio dei Ministri che dovrebbe emendare per la perimetrazione delle aree inquinate ma, si è chiesta a gran voce la Ferrazzano, promotrice del partecipatissimo dibattito che a tratti ha anche commosso i presenti, «perché sedici anni fa non si è fatto qualcosa? E perché si continua a non farlo?» Il riferimento è al tempo trascorso tra le dichiarazioni del pentito di camorra Schiavone e la presa di coscienza del problema da parte dello Stato.

Forte anche la denuncia di don Manganiello: «Non posso fermare il cuore del mio territorio, quello Agro nolano – ha detto amareggiato – La mia terra è stata devastata anche dal silenzio delle istituzioni e di parti delle forze dell’ordine che hanno permesso e tollerato che in quella terra venissero interrati rifiuti tossici provenienti da Germania, Inghilterra e dal Nord-Est italiano».

Carmen Incisivo

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