La Silicon Valley italiana nel segno di don Patrizio 

A Solofra è nata la prima Università del videogioco grazie al progetto Iudav La scommessa vinta da “Padre Joystick”. «Così formiamo i futuri professionisti»

SOLOFRA. La Silicon Valley italiana è a Solofra, nella terra dei conciari. Dal trattamento del pellame all’ideazione dei videogiochi il passo è stato breve e segnato da eguale successo. Basta chiederlo a don Patrizio Coppola, 53enne, sacerdote avellinese di Contrada formatosi a Salerno, presso la cui Curia arcivescovile è incardinato, e fermatosi a Solofra per dare vita alla prima Università del videogioco in collaborazione con il Valletta Higher Education Institute di Malta. Il progetto Iudav (acronimo inglese di “Università di videogiochi e animazione digitale”) parte da lontano, paradossalmente quasi per gioco, durante il Playmont Festival nel 2008. Don Patrizio Coppola, ormai noto a tutti non solo in ambito nazionale come “Padre Joystick”, accetta la scommessa di un gruppo di amici e così nel 2013 il tutto prende forma a Salerno in seno alla Fondazione Children Media, realtà no profit impegnata nella promozione della cultura dell’entertainment, ponendosi come obiettivo quello di formare i futuri professionisti nei settori dei videogiochi e dell’animazione.
Nel 2014, grazie a un accordo, nasce sul territorio italiano il primo corso di Laurea triennale con orientamento di videogiochi e animazione. Un sogno che nel 2016 approda a Malta e affascina pure gli accademici de La Valletta. Così oggi laurearsi a Solofra significa essere accreditati anche nel Commonwealth oltre agli Stati Europei, merito di un corso che vanta oltre 600 ore di didattica all’anno, nel corso delle quali gli studenti hanno modo di approcciarsi a materie quali programmazione, game design, grafica 3D, animazione 2D, sceneggiatura e tante altre, tutte insegnate da professionisti del settore.
Così il 60% dei primi 40 laureati ha già trovato una occupazione stabile. Nessun miracolo secondo don Patrizio Coppola, ma solo tanta fatica che oggi ha portato al successo di chi si impegna. «Qui i docenti sono anche i proprietari di alcune delle aziende più prestigiose del settore e dunque seguono i ragazzi sin dai primi giorni delle attività didattiche. - spiega don Patrizio Coppola, fondatore della Fondazione Children Media e responsabile del Campus italiano del Valletta Higher Education Institute di Malta - Qui dimostriamo che il futuro è un gioco da ragazzi e diamo concretezza ai sogni di chi studia».
Nessuna demonizzazione del videogioco, nemmeno quelli dove per vincere bisogna combattere con armi di ogni genere.
«Il mezzo, il videogioco in questo caso, non è diseducativo - ha tenuto a precisare don Coppola - Anche io simulo di trovarmi in guerra con altri e di sparare con pistole o altro. Tuttavia, non credo di dare esempi diseducativi. Da questo punto di vista ritengo che i genitori debbano evolversi, basta dire che i videogiochi fanno male. Il digitale è nelle nostre vite». Il prete con la passione dell’informatica va fiero di quanto realizzato, forte degli oltre 80 studenti che hanno già prodotto numerosi cortometraggi animati, videogiochi, 3D asset, siti web, spot pubblicitari e tanti altri prodotti. «Erano tutti scettici quando abbiamo iniziato insieme al direttore didattico Carlo Cuomo, ma oggi anche i genitori di alcuni alunni si sono dovuti ricredere. I ragazzi vengono da tutt’Italia, non solo dal Sud. C’è chi arriva da realtà come Como e Prato, si trasferisce tra Solofra e Avellino - ha concluso il responsabile del Campus - Qui i ragazzi studiano dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17. E’ una follia bellissima per dirla alla Steve Jobs». Ma il sogno resta un altro. «Voglio portare il catechismo cattolico a diventare protagonista di un videogioco. Ci riusciremo». Parola di padre Joystick.
Domenico Gramazio
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