«La sfida per il futuro è l’interazione nelle attività di ricerca»

Poco più che cinquantenne, la professoressa Rita Patrizia Aquino è il primo preside e direttore di dipartimento di Farmacia donna dell’Università di Salerno. Affabilità, determinazione, simpatia, ma...

Poco più che cinquantenne, la professoressa Rita Patrizia Aquino è il primo preside e direttore di dipartimento di Farmacia donna dell’Università di Salerno. Affabilità, determinazione, simpatia, ma soprattutto idee chiare e innovative portate avanti con decisione, fanno della professoressa Aquino, di origini irpine, una dei manager più apprezzati che la facoltà ha avuto nel corso degli anni.

Quali sono, alla luce della riforma, i nuovi compiti dei dipartimenti e dei direttori di dipartimento?

«La legge 240/2010 che ha modificato radicalmente il sistema universitario italiano attribuisce ai dipartimenti universitari una serie di funzioni nuove e più complesse. Le modifiche nella governance purtroppo si accompagnano ad un sottofinanziamento in atto da anni delle Università statali. È necessario progettare insieme, prendere quanto di buono c’è nella riforma per mettere le basi e costruire una università più dinamica, in una situazione di contesto economico e sociale difficile. Il nuovo dipartimento svolgerà più funzioni riconducibili a ricerca, didattica e formazione pre e post-lauream, attività correlate e rivolte all’esterno, al territorio. In particolare, mi trovo a dirigere per il prossimo triennio una struttura scientifica e didattica di riferimento sul “farmaco” che ha raccolto l’eredità anche della facoltà di Farmacia, con un cambio di denominazione conseguente ad una significativa variazione della struttura dipartimentale, adeguata a obiettivi e funzioni della riforma. Si tratta di una bella sfida».

Quali sono le caratteristiche della ricerca del dipartimento di Farmacia?

«L’area della ricerca sul farmaco, che svolge un ruolo di rilevo nell’identificare e sviluppare, a livello preclinico, nuove sostanze biologicamente attive, sempre più efficaci e sicure, per la diagnosi, la cura e il benessere dell’uomo, ha un carattere multidisciplinare. Nel dipartimento si svolge già una ricerca di eccellenza, i ricercatori si sono distinti per qualità e numero di lavori e brevetti pubblicati (in media circa 150 per anno), progetti presentati e servizi alle imprese. Quello che c’è da fare nei prossimi anni è impostare una politica per la ricerca, chiedere con forza più investimenti pubblici per l’università, favorire l’osmosi tra pubblico e privato».

Il dipartimento da lei diretto è una struttura centrata sul farmaco ma presenta ulteriori competenze?

«La nostra vocazione alla ricerca su farmaco e prodotti per la salute è esclusiva nell’ateneo salernitano, ma sono importanti i contributi che possiamo dare alle attività scientifiche in settori di confine e trasversali quali quello ambientale, tecnologico-biotecnologico, agro-alimentare. Il primo valore da preservare è la multidisciplinarità spinta, ma una politica per la ricerca deve prevedere che la multidisciplinarità vada declinata in maniera diversa. Non basta più la coesistenza di diverse competenze, il mio obiettivo è tendere ad una forte interazione e condivisione nelle attività scientifiche tra i diversi ricercatori».

Come si costruisce a suo parere questa forte interazione?

«L’interazione si costruisce su fatti e progetti concreti, nasce dal coinvolgimento in progetti di ricerca e trasferimento tecnologico alle imprese allargati il più possibile, che siano inclusivi di tutti i ricercatori del dipartimento e qui, possono e debbono giocare, a mio parere, un ruolo importante le sezioni, Chimico-Tecnologica e Biomedica, che sono un’articolazione del dipartimento di Farmacia che dovranno continuare a svolgere l’ottimo compito di gestione facilitata e razionalizzazione delle risorse umane e infrastrutturali. Accanto a questo stimolo della condivisione all’interno e interazioni trasversali tra sezioni, il mio impegno è nell’aprirsi ad altre competenze ed esperienze in sede locale, ad interazioni con altri dipartimenti di area e scientifica e umanistica».

Qualità e merito sono le sfide della nuova università. Quale il suo pensiero in proposito?

«Qualità e merito sono al centro del dibattito universitario nel contesto attuale; attenzione, però, la qualità non è un concetto né astratto né statico ma è un obiettivo da raggiungere, prevede un continuo miglioramento. Verificare in continuo la qualità e il merito devono servire a stimolare e includere, non ad escludere, a fare di più e a fare meglio. Mi spiego, se il punto di partenza non è lo stesso tra ricercatori, dipartimenti o atenei italiani non possiamo pretendere uguali performance; è necessario premiare gli atenei, i dipartimenti e i singoli ricercatori che con sacrificio e dedizione sono al top delle classifiche, ma dobbiamo stimolare chi è meno attivo a impegnarsi di più con opportuni incentivi e sostegno».

Domenico Della Porta