L'EMERGENZA EPIDEMIA

La scoperta ad Unisa: «Il Covid ha la sua firma, così troviamo il vaccino»

Palmieri e D’Angelo, docenti di Informatica, studiano le varianti della malattia

SALERNO -  La “firma” del Covid 19 scovata dagli esperti dell’Università di Salerno. La ricerca, iniziata nei giorni più difficili della pandemia e oggetto di pubblicazione su una rivista scientifica tra le più importanti del settore, è stata portata avanti nell'ambito del dipartimento di Informatica. Protagonisti della scoperta, in particolare, sono stati i docenti Francesco Palmieri e Gianni D'Angelo, i quali hanno impiegato tutta la loro esperienza per giungere a un’intuizione che potrebbe risultare interessante anche in chiave vaccino, vale a dire il punto cruciale della “fase 3” che, ci si augura, porrà fine all’incubo del coronavirus. La ricerca sulle varianti del Covid. Lo studio ha previsto la messa a punto di due algoritmi in grado di isolare una parte della sequenza genetica del virus, che si conserva nonostante le mutazioni cui il Covid stesso è soggetto, che sono numerose. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, infatti, sono diverse migliaia le varianti individuate, una cifra in corso di aggiornamento, man mano che ulteriori dettagli vengono alla luce sulla malattia che ha sconvolto il mondo intero.

«Quando abbiamo iniziato a studiare il Covid 19 c’era solo un centinaio di varianti da prendere in considerazione - afferma il professor Palmieri - Nel momento in cui il nostro studio è stato pubblicato, erano già diventate 5mila, mentre ora sono circa 9mila, quindi possiamo dire che aumentano in continuazione. Tengo a precisare che la ricerca è stata fatta con competenza informatica e non medica. Ci siamo comunque resi conto di quanto genomi differenti possano rendere difficile per gli esperti l’individuazione di un vaccino efficace per il coronavirus. Abbiamo quindi iniziato ad analizzare in maniera più approfondita il genoma, individuando frequenze che possono fare salti abbastanza lunghi e gli elementi comuni a tutte le varianti, per essere di supporto ai medici». Firma del virus e prospettive per il vaccino. Grande attenzione è stata riservata alla proteina “spike”, che il virus utilizza per avere accesso alle cellule umane. Un lavoro svolto in un’eccellenza dell’Università di Salerno come il laboratorio di “Advanced networking technologies”, che fa capo al dipartimento di Informatica, e ha permesso di dar vita a un sistema in grado di riconoscere la firma digitale del Covid 19, nella quasi totalità (99,35%) dei genomi considerati. I 5mila genomi su cui si è concentrato lo studio, provenienti da ogni parte del mondo, sono stati estratti dalla GenBank, banca dati dei National Institutes of Health americani.

«L’aspetto davvero utile della nostra ricerca è che cerchiamo di trovare una firma comune che caratterizza ogni genoma - conferma Palmieri -Non abbiamo analizzato solo il Covid, ma anche ad esempio la Sars e lo stesso Hiv, che genomicamente è vicino al nuovo coronavirus. Ripeto, per noi è stato uno sforzo di tipo informatico, ma ci auguriamo che le informazioni possano essere utili per trovare una cura. Siamo al lavoro sin dal mese di aprile, poco dopo l'inizio dell’emergenza, e intendiamo continuare, espandendo il numero di genomi in osservazione. L’idea sembra promettente, ma solo i medici potranno dire in che misura». Il riconoscimento. In attesa dei prossimi passi, tra cui mettere a disposizione dei microbiologi Unisa gli algoritmi in vista della realizzazione di un antivirale efficace contro i vari ceppi del coronavirus, un riconoscimento rilevante è già arrivato con la pubblicazione dello studio sull'International Journal of Intelligent Systems.

«È una delle riviste più importanti del settore informatico, a dimostrazione dell'interesse che abbiamo suscitato nella comunità. Un altro aspetto interessante - aggiunge il docente - è la velocità con cui abbiamo compiuto l'analisi, considerando che la computazione sui genomi è impegnativa. Lo abbiamo fatto con una strumentazione alla portata, immaginiamo cosa possa succedere con altri tipi di macchinari». La testimonianza tangibile di un fiore all'occhiello come il dipartimento di Informatica che, afferma Palmieri, «è una vera eccellenza, che ha avuto già diversi riconoscimenti. Insieme a Gianni D’Angelo mi onoro di far parte del gruppo del professor Alfredo De Santis, il nostro direttore, ma soprattutto capostipite ».

Francesco Ienco

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