IL BLITZ

La “rete” di Papacchione: il clan preparava la guerra

Le intercettazioni degli affiliati: dobbiamo sparare. Le “piazze” dello spaccio

SALERNO - Voleva far restaurare la vecchia Mini Cooper nella quale fu ammazzato nel 2007 il fratello Donato e farla rimanere in bella mostra parcheggiata sotto la casa di famiglia, a Pastena. Questa sarebbe stata l’intenzione di Giuseppe Stellato, noto con il soprannome “Papacchione”, finito giovedì mattina al centro di un’inchiesta su spaccio ed estorsioni nella zona orientale di Salerno che ha portato 35 persone agli arresti e tre all’obbligo di dimora. Mentre stava terminando di scontrare la sua pena ormai pluridecennale, nel 2019, Stellato avrebbe voluto rendere visibile quello che la sua famiglia aveva rappresentato nella storia criminale della città, dalla fine degli anni Novanta ai primi dei Duemila, terminata con il suo arresto e l’assassinio del fratello Donato. In alcune intercettazioni, tra chi aveva ricevuto l’ordine di restaurare l’auto e loro amici si dice che Stellato con quella iniziativa voleva “lanciare un messaggio, è un messaggio… un segnale… che non ha paura…”.

Salvatore De Napoli

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