La Regione si piega «Sì all’accorpamento ma più autonomia»

Nel documento che sarà consegnato oggi a Delrio nessun accenno al “salvataggio” di Salerno

SALERNO. Riforma porti atto secondo. La parola adesso, dopo le proteste di piazza, passa alla politica. Già oggi pomeriggio, infatti, ci sarà un faccia a faccia col ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, che incontrerà i rappresentanti della Conferenza delle regioni. All’attenzione del ministro sarà sottoposto un Piano, redatto lo scorso 3 febbraio, dalla Commissione infrastrutture, mobilità e governo del territorio, coordinata dal vice presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola. Delrio dovrà, in pratica, confrontarsi con le indicazioni contenute in cinque punti di discussione, che sono stati previsti e schematizzati nel documento. Una sorta di vademecum, con tutti i “suggerimenti”, a cominciare dalla necessità che le Autorità portuali abbiamo competenza anche sugli interporti e le aree retroportuali, fino ad arrivare alla richiesta di consentire ai singoli porti, accorpati sotto un’unica governance, di proporre le proprie proposte di variante nel Piano regolatore generale, per rendere più snella la burocrazia.

Scendendo nei particolari, nel documento il primo problema che viene affrontato è quello relativo al dato di fatto di come il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, e il decreto legislativo, che riorganizza il sistema portuale italiano, debbano viaggiare assieme, «recependo quest’ultimo le indicazioni programmatiche del primo». In pratica, a detta degli estensori, che si sono avvalsi anche di un coordinamento tecnico, Piano e riforma non possono essere considerati due corpi estranei, in quanto strettamente correlati. Nel secondo punto, invece, si evidenzia come nel tema della pianificazione del sistema della portualità e della logistica nazionale, debba essere «contemplata anche la programmazione delle infrastrutture strategiche e di ultimo miglio, oltre a quelle di riferimento per lo sviluppo degli interporti e delle altre piattaforme retroportuali coinvolte». «A ciò s’aggiunge – viene ancora rimarcato nel documento – che nel Piano vi è una evidente separazione tra la programmazione strategica dei porti, a cui è poi destinato un decreto legislativo di revisione della governance, ma poco viene detto sui piani di sviluppo e di governance della retroportualità». È in questo contesto che si inserisce la proposta presentata proprio dalla Regione Campania che prevede «di costituire autorità di sistema di area vasta, che contemplino la governance non solo dei porti ma anche della retroportualità, in quanto il Piano non può riguardare solo i porti».

Il terzo presupposto che viene posto all’attenzione di Delrio riguarda la classificazione dei porti.

Che deve essere fatta «redigendo non solo una lista degli attuali porti d’interesse regionale, ma anche un elenco degli indicatori che fanno di un porto locale un porto d’interesse regionale, oltre che un’individuazione precisa dell’area di competenza». Per la Commissione infrastrutture della Conferenza delle Regioni, cootrdinata da Fulvio Bonavitacola, è indispensabile altresì prevedere pure le opportune modifiche alla «legge 84/94 (che disciplina l’ordinamento e le attività portuali ndr)correggendone tutte le incongruenze che inevitabilmente si porranno».

L’ultima considerazione sembra riguardare proprio il porto di Salerno (la cui Autorità è previsto nel decreto sarà accorpata a quella di Napoli) che però non viene mai esplicitamente menzionato nel documento. Perché si ricorda come sia «indispensabile la possibilità, per i singoli porti di un’Autorità (quindi anche per Salerno ndr) poter intervenire con proprie proposte di variante nel Piano regolatore di sistema» in quanto senza questa possibilità risulterebbe «appesantito l’iter approvativo del Prg». E quest’aspetto è proprio uno dei principali temi di contestazione degli operatori dello scalo salernitano, che con l’accorpamento con Napoli perderebbero l’autonomia decisionale. Dunque adesso si gioca a carte scoperte e il Governo dovrà esprimere il proprio pensiero in merito ad un provvedimento che a Salerno ha causato un’insurrezione di imprenditori e lavoratori portuali. Anche perché Bonavitacola, nel corso della seduta in cui è stato redatto il documento che sarà consegnato a Delrio, è stato chiaro. Il vice governatore, difatti, ha sottolineato che «una delle più evidenti criticità del combinato disposto Piano-decreto legislativo, è l’idea che per un rilancio dei porti e della logistica italiana sia sufficiente l’accorpamento delle Autorità portuali attualmente esistenti in 15 Autorità di sistema». «Mentre non può sfuggire – ha aggiunto – come la vera strategia di sviluppo sia quella che veda sistemi di area vasta, in cui portualità e retroportualità sono programmate e sviluppate insieme e, per quanto possibile, governate insieme».

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