le testimonianze

La rabbia di chi sta dietro il banco «Ci sentiamo soli e abbandonati»

SALERNO. Salerno sembrerebbe essere sotto scacco e, per questo motivo, tra i vari rivenditori cominciano a circolare timori e insicurezze. «Abbiamo paura», spiega Francesca Pucciarelli che gestisce...

SALERNO. Salerno sembrerebbe essere sotto scacco e, per questo motivo, tra i vari rivenditori cominciano a circolare timori e insicurezze. «Abbiamo paura», spiega Francesca Pucciarelli che gestisce una tabaccheria-ricevitoria in via Dei Principati da oltre un quarto di secolo e che, negli anni addietro, si era sempre sentita tranquilla e sicura nella sua città. «Ho saputo della rapina avvenuta a Pastena da un mio familiare – continua – e in quello stesso istante ho deciso di anticipare la chiusura di mezz’ora perché non mi sono sentita tranquilla». Lavorare con questa grande preoccupazione non è semplice e lo sanno bene tutti i negozianti che ogni mattina intorno alle 7.30 tirano su le serrande dei propri esercizi commerciali. «Prima – racconta Francesca – potevo permettermi anche la sicurezza all’entrata del mio negozio, ora con la crisi, questo, non è più possibile». E purtroppo sembrerebbe che sia proprio la crisi il fattore determinante ad aver dato una spinta alla criminalità, facendo sì che si puntasse su esercizi commerciali dove il circolo di denaro è continuo: «Ormai non si fermano più davanti a niente– conclude la signora Francesca riferendosi ai rapinatori senza scrupoli – e noi abbiamo perso fiducia nelle istituzioni». Dello stesso parare anche alcuni dipendenti di un punto scommesse a pochi metri da corso Vittorio Emanuele: «Quando accadono eventi di questo tipo – spiega Vito – ci sentiamo completamente isolati e senza controlli, ma chiudere anticipatamente è impensabile per noi». Ma c’è anche chi si arrende all’evidenza dei fatti, come un gestore di un bar e ricevitoria in pieno centro ma non cambia le proprie abitudini: «Nel corso degli anni – racconta il commerciante – sono stata vittima di furti notturni e sono giunto alla conclusione che non c’è modo di difendersi. Nonostante quello che sta accadendo non ho deciso di chiudere prima la mia attività perché penso che non serva a nulla».

Chi invece si è armato di furbizia ed ingegno è stato Gaetano Parlavecchia, conosciuto nrl quartiere Carmine come Nino. Lui gestisce una ricevitoria adiacente l’ex panificio Manzoni, in via Paolo De Granita: «Negli anni ho subito tre furti» e lo dice con un sorriso, tra l’ironico e il malinconico, segno che quello è il rischio del suo mestiere. «La prima volta – racconta – ruppero un muro e rubarono all’incirca 7.500 euro: La seconda volta, invece, sfondarono la porta e portarono via intorno ai 2mila euro. Lo ricordo ancora, era la notte di Ferragosto». E da allora il signor Nino ha impiantato telecamere di videosorveglianza sia interne che esterne; «continuo a non sentirmi sicuro – conclude – però di più non posso fare». Dello stesso avviso anche Maurizio Spagnolo che, nel medesimo esercizio commerciale, gestisce il bar: «Siamo una categoria – spiega Maurizio – spesso lasciata da sola a gestire le varie situazioni. Cosa fare? Onestamente non lo so. Ci chiedono di pagare la vigilanza privata ma dovrebbe essere a titolo gratuito la sicurezza».

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