La Quiete, salta il secondo vertice

Ancora un nulla di fatto sulla clinica di Pellezzano. Lettera dei dipendenti: «Noi, scimmiette in gabbia»

PELLEZZANO. Indignazione, rabbia e delusione. Sono i sentimenti che, in questo particolare momento di difficoltà stanno provando i dipendenti della casa di cura “La Quiete” di Pellezzano, costretti a fare i conti con il fatto che non vengono pagati da 11 mesi. L’atmosfera che si respira in clinica è diventata davvero pesante, ancor più quando i lavoratori che hanno occupato la sede della struttura alla frazione Capezzano, hanno saputo che l’amministratore unico del centro sanitario privato, Leonardo Calabrese, ha deciso di disertare l’appuntamento di martedì scorso in programma con il subcommissario regionale per il piano di rientro, Ettore Cinque. L’Asl ha precisato invece in una nota di essere stata pienamente disponibile all’incontro. Ieri intanto è saltato anche l’incontro tra i sindacati e Cinque.

Una condizione diventata ormai insostenibile, descritta in una lettera dei dipendenti de “La Quiete” che si definiscono “indignati”.

«Il Quietiano (così amano definirsi) – si legge all’inizio della missiva - è un essere forgiato nel tempo delle mele marce, dove le lugubre intemperie del silenzio istituzionale ti lasciano senza fiato e senza speranza, dove i poteri forti comandano, dove le ragioni ragionieristiche governano, dove le tue ragioni non contano. Il Quietiano ha perso di vista la realtà, anche se non viene onorato dallo stipendio si ostina a conservare un briciolo di autostima lavorando ad oltranza. Ma che razza di uomo è?». Una lettera rivolta a un lettore ideale che racconta, con rammarico, la triste realtà che queste persone sono costrette ad affrontare quotidianamente. «Chi lavora a La Quiete – si legge ancora - capisce il senso di apartheid dei “diversi”, di quelli che sono al servizio degli “indifesi” e che per quasi un anno non ricevono nessun compenso economico che riconosca il loro operato». «Ci meritiamo tutto questo? – si domandano - Perciò, cari lettori, non fateci caso, lasciate perdere queste scimmiette in gabbia, tanto fanno solo chiasso. Quello che ci succede non avrà nessun riflesso sulla realtà. Amici, non seguite i nostri passi perché vi troverete in mutande, sia economicamente che moralmente».

Intanto, la Federazione regionale Cgil Lavoratori della Funzione Pubblica Campania ha scritto al subcommissario Cinque, sottolineando il rammarico e la preoccupazione in merito al rinvio della riunione che le sigle sindacali avevano in programma nella giornata di ieri per discutere della vertenza Quiete e Cedisa.

Le parti sociali hanno esposto alcune richieste: il mantenimento dei livelli dell’assistenza, respingendo qualunque idea di ricollocare gli assistiti de La Quiete in altre strutture; la sospensione della convenzione con il Servizio sanitario regionale, come atto propedeutico alla revoca della stessa, a fronte della reiterata mancata erogazione delle retribuzioni e, in ultimo, un intervento legislativo regionale che separi le quote erogate per le retribuzioni dalle quote tariffarie, «al fine di evitare situazioni come quelle de La Quiete».

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