La Procura indaga sugli amici di Scarano

Sotto i riflettori i rapporti con un antiquario e alcuni imprenditori. Incontro a Roma con De Luca

L’antiquario del centro, il proprietario del mega yacht, la famiglia di pastai caduta in disgrazia e quella degli imprenditori della sanità privata. E poi i politici: amministratori locali e non solo. Sono alcuni degli amici salernitani di monsignor Nunzio Scarano, nomi su cui sono accesi adesso i riflettori della magistratura per verificare se dietro quei consolidati rapporti di amicizia non si nascondano anche interessi economici, operazioni finanziarie poco chiare come quella che il 28 giugno ha portato il prelato nel carcere di Regina Coeli e che vede coinvolti gli armatori salernitani Paolo, Cesare e Maurizio D’Amico. Sui D’Amico la Procura di Salerno ha acquisito i documenti della loro donazione, nel 2007, alla casa per anziani gestita nel centro storico dalla municipalizzata Salerno Solidale. Un regalo di quasi due 2 milioni di euro, frutto dell’eredità arrivata dallo zio Antonio, che per il lascito alla casa albergo aveva nominato esecutore testamentario proprio don Nunzio. La Guardia di Finanza ha visionato l’atto notarile di quella donazione e raccolto informazioni su come i soldi venivano gestiti, apprendendo che erano gli stessi D’Amico, tramite il monsignore, a occuparsi di tutto, dall’incarico alle ditte per i lavori di ristrutturazione fino alla scelta degli arredi. Nel giorno stesso in cui i nuovi locali furono inaugurati (foto) il sindaco Vincenzo De Luca conferì agli armatori la cittadinanza onoraria con una cerimonia pubblica nella sua stanza al Comune. Secondo alcune testimonianze i contatti tra l’ente e monsignor Scarano non si sarebbero però limitati a quella giornata. Uno dei collaboratori di Scarano, l’imprenditore romano Massimiliano Marcianò, ha riferito ai finanzieri di aver saputo che tramite il Comune il sacerdote era riuscito a fare avere un posto di lavoro a uno dei suoi nipoti. A Palazzo di Città si parla poi di rapporti cordiali con il sindaco, tanto che in occasione di una riunione a Roma, circa sei anni fa, De Luca non avrebbe mancato di passare a salutarlo. Contatti con il Comune ci sarebbero stati anche dopo, e pare che nella scorsa primavera il prelato stesse organizzando una nuova donazione al centro per anziani.

Se e come i movimenti salernitani di Scarano abbiano collegamenti con le spregiudicate manovre finanziarie che gli vengono attribuite, è quello che la Procura sta cercando di verificare. Di certo c’è che operava a livelli altissimi, tanto che secondo Marcianò avrebbe contribuito al rientro di capitali dall’estero per conto della famiglia Agnelli. «Mi disse che per queste operazioni si usava il sistema del “plico diplomatico” – ha spiegato agli inquirenti – Dettava, non so se a piloti di aerei o a funzionari di banca, una password o codici identificativi formati da diversi caratteri numerici, che per quanto ho potuto capire, servivano per operare sui conti correnti». (c.d.m.)

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