Salerno

La Procura fa appello: «Richiudete le Pisano»

Ricorso in Cassazione contro il dissequestro disposto dal Riesame. La Corte dovrà pronunciarsi su autorizzazioni e tollerabilità dei fumi

SALERNO. Non è ancora finito il braccio di ferro sulle fonderie Pisano. Dopo la riapertura concessa lunedì dal Tribunale del Riesame, la Procura sta già lavorando alla stesura dell’appello, per impugnare il provvedimento davanti alla Cassazione e chiedere che allo stabilimento di Fratte siano di nuovo apposti i sigilli. L’udienza non sarà fissata prima di un mese e non è neppure escluso che la questione finisca davanti alle Sezioni unite, visto che i provvedimenti contrastanti di gip e Riesame e si fondano proprio sui diversi orientamenti epressi da alcune pronunce della Suprema Corte.

Sotto esame c’è quella “normale tollerabilità” che il giudice delle indagini preliminari Stefano Berni Canani ha ritenuto palesemente superata dalle emissioni della fabbrica di via Dei Greci, e che invece per il Riesame non basta per mettere in discussione il dato oggettivo degli ultimi rilievi Arpac, secondo cui il livello di inquinamento è contenuto entro i limiti imposti da leggi e autorizzazioni. Tanto più – si legge nel provvedimento firmato dai giudici Sgroia, Rulli e Zarone – che alcune segnalazioni dei residenti su fumi e odori nauseabondi non hanno trovato riscontro nelle verifiche della polizia giudiziaria. Il gip aveva al contrario valorizzato i casi in cui le relazioni dei carabinieri confermavano le denunce degli abitanti, e aveva posto l’accento su alcune sentenze della Cassazione che facevano leva proprio sul criterio esperenziale della tollerabilità. A questo orientamento il Tribunale ne ha contrapposto un altro, secondo cui «il reato di getto pericoloso di cose non è configurabile nel caso in cui le emissioni provengano da un’attività regolarmente autorizzata (...) e siano contenute nei limiti previsti dalle leggi di settore o dagli specifici provvedimenti che le riguardano». Il rispetto dei parametri implica secondo questa tesi una «presunzione di legittimità del comportamento» che è quella che i giudici attribuiscono alle Pisano. Sarà tra l’altro su queste motivazioni che la Cassazione sarà chiamata a pronunciarsi, oltre che sulla legittimità dell’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale emessa dalla Regione) che per gli inquirenti è frutto di un abuso d’ufficio e per il Riesame è invece elemento così controverso da non poter costituire presupposto di reato. Due visioni che appaiono agli antipodi, e su cui sarà Roma a dover trovare una sintesi.

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