La Procura fa appello: «Condannatelo per peculato»

SALERNO. Alla Procura non basta la condanna per abuso d’ufficio, che ha già fatto scattare la legge Severino quando Vincenzo De Luca era sindaco e ne fa traballare adesso la poltrona di presidente...

SALERNO. Alla Procura non basta la condanna per abuso d’ufficio, che ha già fatto scattare la legge Severino quando Vincenzo De Luca era sindaco e ne fa traballare adesso la poltrona di presidente della Regione. Oggi (data ultima per ricorrere in appello) il sostituto procuratore Roberto Penna depositerà i motivi con cui invoca per tutti gli imputati (oltre a De Luca, Alberto Di Lorenzo e Domenico Barletta) una condanna per il reato peculato. Una scelta quasi obbligata la sua, per evitare la tagliola della prescrizione che per il reato di abuso d’ufficio scatterebbe già a settembre, quando è improbabile che il giudizio di appello innescato dalle difese sia già arrivato a definizione. Il reato di peculato (che i giudici di primo grado hanno ritenuto insussistente) ha tempi di prescrizione più lunghi, che arrivano a dodici anni e darebbero respiro ai giudici fino al 2020. Sull’abuso d’ufficio, invece, solo gli imputati potrebbero disinnescare la mina del decorso del tempo, rinunciando alla prescrizione.

I legali di De Luca si stanno intanto concentrando sulle conseguenze della legge Severino, che secondo l’amministrativista Lorenzo Lentini no sarebbe applicabile. «La legge – dichiara – prevede la sospensione solo per le sentenze di condanna non definitive che sopravvengono all’elezione e non pure per quelle precedenti alle elezioni. Nessuna sospensione, in ogni caso, può essere applicata prima della proclamazione e dell’insediamento che segnano il momento della assunzione della carica». E in base a questa tesi, secondo il legale, De Luca potrà nominare «un vice presidente e la giunta». (c.d.m.)

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