La povertà morde Salerno

Quasi 5mila persone del posto e altrettanti immigrati chiedono aiuto alla Caritas

SALERNO. La crisi morde tutti, ma al Sud, e in Campania, il morso è di quelli che lascia segni profondi, spesso letali. La fotografia del disagio sta ancora una volta nelle cifre, quasi mai i numeri mentono: sono circa 39mila le persone aiutate dalle Caritas della regione, come è emerso dal Rapporto del 2014. Tra le cifre, alcune sono più impietose delle altre: il 60 per cento di chi chiede un aiuto, un sostegno, una mano tesa, è rappresentato da cittadini italiani, soprattutto famiglie, contro il 40 per cento di migranti. Salerno non fa eccezione, purtroppo. Secondo il Dossier presentato nel febbraio del 2015, sono stati 4.896 i cittadini che hanno bussato alle porte della solidarietà, più 4.496 stranieri: 2.516 extracomunitari e 1.980 comunitari.

Se le cifre non aiutano a restare sereni, è altrettanto cruda la testimonianza di chi sul fronte salernitano ci vive tutti i giorni. «Da quando la mensa Gesù di Nazaret ha chiuso, i suoi frequentatori abituali si sono spostati da noi. Facciamo i salti mortali per riuscire a garantire un pasto caldo a tutti, ma è davvero molto complicato». Parole e musica di Mario Conte, anima della mensa dei poveri San Francesco, che aggiunge un appello alla sensibilità dei salernitani affinché aiutino i volontari a continuare nel loro lavoro: «Prima avevamo una media di duecento ospiti, oggi con la chiusura della mensa di Pastena, sono saliti in alcuni giorni anche a duecentosessanta, mentre il budget di cui disponiamo a stento riesce a coprire un centinaio di coperti».

Serve carne. Scatolame. Olio. Detersivi. In una parola, serve aiuto. Perché le bocche da sfamare sono cresciute. Fatti salvi i contributi della Caritas e delle parrocchie, la mensa San Francesco non gode più di aiuti sufficienti per andare avanti, «in particolare dopo l’onda lunga della crisi che ha fatto aumentare il numero dei nostri clienti e diminuire drasticamente quello dei benefattori», racconta Conte, che sottolinea come anche l’ultima gara di solidarietà all’esterno di alcuni supermercati cittadini, non ha dato gli stessi risultati che si riuscivano a incassare fino a un anno fa. «Molti ci portano dei pacchi di pasta, li ringraziamo di cuore, ma ci serve carne per preparare i secondi e tanti altri beni di prima necessità per riuscire a rispondere alle esigenze di un numero sempre crescente di persone senza tetto o in grosse difficoltà economiche», ha ribadito il fondatore della mensa.

Come è ovvio, anche a Salerno la povertà è essenzialmente di natura economica, causata in primis da crisi e disoccupazione. Le persone e le famiglie si rivolgono ai centri di ascolto Caritas soprattutto per chiedere beni e servizi materiali (34,6 per cento), lavoro (26,6 per cento), sussidi economici (21,5 per cento), ascolto approfondito (11,1 per cento), alloggio (8,5 per cento). Ciro Grassini, sociologo e coordinatore del Dossier regionale sulle povertà della Caritas campana, sta elaborando i dati per la pubblicazione del report biennale relativo alle annualità 2015 e 2016. Il professionista parla chiaro e non fa trapelare buone notizie: «A breve pubblicheremo il documento regionale e dai dati che abbiamo raccolto si evince una crescita continua di italiani che si rivolgono ai nostri centri di ascolto. Persone che prevalentemente chiedono lavoro e aiuti economici, ma anche indumenti e alimenti». I numeri che Grassini e l’équipe della delegazione campana stanno elaborando – venerdì prossimo è in programma una riunione a Pompei – sono ricavati da Ospo web, il portale telematico dell’Osservatorio sulle povertà.

Chiamate in causa dalla situazione difficile che si vive in regione e, in particolare, a Salerno, la chiesa italiana e quella campana non stanno certo a guardare. Dal punto di vista delle risorse economiche impegnate, «nel corso del 2015 – si legge nel Rapporto nazionale – sono stati erogati oltre 18 milioni di euro, a cui va aggiunta una compartecipazione economica delle diocesi che è di poco superiore ai 6 milioni di euro, per un importo che va oltre i 24 milioni».

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