La passione per il canto in cerca di sede 

Le tredici formazioni salernitane hanno chiesto ma non ancora avuto un luogo fisico da condividere per le prove

Chi fa musica a Salerno deve fare i conti con alcune difficoltà logistiche e organizzative, prima su tutte la mancanza di spazi idonei per prove e riunioni. «Non è assolutamente una polemica; ma chi ha un coro spesso non ha un luogo fisso per incontrarsi e provare – spiega Vicente Pepe, presidente dell’Associazione regionale dei cori campani, associata alla Feniarco (Federazione nazionale italiana associazioni regionali corali) e direttore del Coro Armonia di Salerno - Da circa dieci anni con l’associazione regionale abbiamo provato a portare avanti un discorso unitario: dopo promesse ai singoli gruppi, puntualmente disattese, abbiamo chiesto di avere una sede unica da utilizzare con turni e a rotazione per tutti i cori presenti in città. Sarebbe molto più funzionale se avessimo a disposizione un luogo di incontro comune. È stato intavolato un discorso con chi di competenza; speriamo che le promesse questa volta non vengano disattese. Come sede si potrebbe utilizzare, per esempio, una delle tante scuole dismesse: si assegnerebbe all’associazione regionale dei cori che avrebbe poi il compito di ripartire spazi e tempi in base alle esigenze di tutti».
Mancanza di spazi. Sulle difficoltà di trovare spazio per le prove e le riunioni le coriste dirette da Silvana Noschese hanno scritto anche una canzone: «Le ragazze spesso intonano un motivetto particolare: “Chissà dove metteremo residenza”. In realtà non abbiamo una sede fissa in cui provare. Il problema è che spesso i vicini protestano perché ci sentono cantare. Bisogna dire che nessun luogo al momento ha la giusta acustica per i cori» – dice Silvana Noschese, direttore artistico di Estro Armonico, direttore del coro e del coro giovanile Calicanto nonché delle voci bianche del Teatro Verdi. «Purtroppo – spiega Paola De Maio, assieme a Raffaele D’Ambrosio direttore artistico del Coro Crescent – la difficoltà maggiore è trovare una sede: o ci sono costi alti per strutture private o luoghi con particolari restrizioni di orario: spesso proviamo in chiesa ma non possiamo restare fino a tardi. La ricerca di una sede è perennemente all’ordine del giorno». Stesso problema per il Coro Pop di Salerno, diretto da Ciro Caravano: «Non abbiamo una sede ma per fortuna possiamo contare sugli amici che spesso ci mettono a disposizione spazi in cui provare. Certo, qualche aiuto economico non sarebbe male; ma contando sulle nostre risorse riusciamo a fare musica con passione e determinazione» – spiega Taisa Demarchi in Caravano, presidente dell’Associazione Astronomia Corale in cui confluisce il Coro Pop di Salerno.
Le formazioni. L’associazione regionale dei cori campani, presieduta da Vicente Pepe, è nata negli anni Novanta e conta a oggi circa 13 formazioni musicali nella sola città di Salerno. Il panorama delle associazioni corali in città, dunque, è abbastanza variegato: «Salerno ha cori che oggettivamente sono di buona qualità – spiega Pepe – Anche i ragazzi di altre città partecipano molto volentieri e quindi l’aggregazione non è solo per i salernitani; la musica ha una grande capacità aggregativa».
Si va dal genere pop che è il punto di forza del Coro Pop di Salerno diretto da Ciro Caravano e del Coro Crescent di Paola De Maio e Raffaele D’Ambrosio (che cantano con lo stile rigorosamente a cappella, che ha reso famosi i salernitani “Neri per caso”), al repertorio gospel, punto forte di Astronomia corale, passando per i brani di polifonia sacra e profana dal Rinascimento a oggi che sono la caratteristica de Il Calicanto, senza tralasciare la musica contemporanea, leggera e popolare.
Ma come si spiega questa marcata presenza di cori in città? Per Paola De Maio «è merito di quelli che prima di noi hanno seminato bene, hanno appreso molto dai loro viaggi e sono riusciti a portare in città esempi virtuosi. Ci conosciamo un po’ tutti: siamo una grande famiglia con la passione della musica». «I cori – dice Silvana Noschese – sono un fenomeno culturale e sociale, non solo musicale; hanno preso i posti degli oratori: oggi sono aggregazione». L’aspetto sociale di chi fa musica in ambito associativo è rimarcato anche da Taisa Demarchi: «Ci piacerebbe ripetere l’esperienza di Astronomia Solidale che in passato ci ha visti impegnati in una maratona musicale all’Augusteo per raccogliere fondi, allora raccogliemmo 7mila euro, da devolvere alle mense sociali della nostra città. Per noi musica e solidarietà camminano insieme. E poi c’è un progetto a cui tengo molto: si chiama “Donatori di canzoni” e dovrebbe svilupparsi in collaborazione con gli ospedali e le case di cura della Campania».
Musica sì, quindi, ma non solo per divertimento. Silvana Noschese – sociologa e musicoterapeuta, direttore di Estro Armonico, che ha Il Calicanto come uno dei fiori all’occhiello – punta molto sulla formazione: «A noi interessano non solo i concerti; puntiamo sulla formazione per direttori: sono discorsi che stanno alla base delle attività e dell’organizzazione di eventi culturali. Organizziamo corsi con docenti anche esteri pagati da noi. Sarebbe importante coltivare questa pratica offrendo luoghi fisici e riconoscendoli come momenti formativi con sostegni. Altrimenti il rischio è che tutto diventi una moda e perda la sua essenza che risiede nella qualità. Il prodotto culturale, ne sono convinta, deve avere qualità».
(2-Continua)
Barbara Ruggiero
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