La nuova Centrale del latte Stop alla vendita, via il cda

Dopo il fallimentare tentativo di dismissione, il Comune rivede la sua strategia Come annunciato dal sindaco De Luca, sarà tagliato il salario accessorio

La Centrale del latte non tornerà ad essere messa in vendita. È questa l’ultima decisione presa dall’Amministrazione comunale dopo che nessuno dei cinque iniziali acquirenti ha voluto presentare un’offerta economica. Ci si è resi conto che un nuovo bando di gara significherebbe un’ulteriore riduzione del prezzo di vendita di almeno un paio di milioni di euro e a queste condizioni non conviene dismettere un’azienda che può ancora competere sul mercato.

Ma se la Centrale del latte resterà di proprietà pubblica, questo non significherà che non ci saranno importanti cambiamenti. Sindacati e dipendenti possono festeggiare, ma non troppo. All’interno della municipalizzata, infatti, ci sarà una vera e propria rivoluzione che partirà subito dopo l’approvazione del bilancio consuntivo prevista per la fine di questo mese. A partire dal mese di aprile si metterà mano per prima cosa ad una razionalizzazione del personale con un taglio netto a tutto ciò che rientra nell’ambito del salario accessorio e poi si passerà a riorganizzare anche i vertici.

In programma, infatti, c’è l’eliminazione del cda e la nomina di un amministratore unico. L’operazione è la stessa messa in atto nelle altre partecipate del Comune di Salerno alla fine dello scorso anno e rientra nell’ambito della legge sulla “spending review”. Attualmente l’organigramma dirigenziale della Centrale del latte è così organizzato: alla presidenza c’è Ugo Carpinelli e poi c’è un consiglio d’amministrazione composto da quattro componenti che sono Mariano Mucio, Corrado Martinangelo, Michele Figliulo e Marcello Fasano. Secondo i programmi sarà questo l’organo destinato a sparire, provvedimento che permetterà di risparmiare all’azienda circa 100mila euro l’anno dato che ogni consigliere guadagna 21.600 euro netti.

Ma chi sarà il prossimo amministratore unico? Da questo punto di vista non è ancora possibile avere un nome. La tendenza è quella di nominare un esterno, un tecnico dalle elevate qualità imprenditoriali. Una persona che sia in grado di far fare alla Centrale quel salto di qualità richiesto per essere messa in grado di potersi espandere sul mercato. L’obiettivo, infatti, di questa operazione è proprio quello di sviluppare l’azienda che, secondo l’Amministrazione, sarebbe destinata a fallire se continua a concentrarsi solo sul mercato locale. Sembra invece bocciata l’ipotesi di ricorrere ad una persona interna che già lavora presso l’azienda e, quindi, come suo merito avrebbe quello di conoscere già gli ingranaggi della macchina. Comunque nel giro di un paio di settimane la situazione sarà molto più chiara. A questo punto cresce l’attesa anche per conoscere i numeri prodotti dalla Centrale del latte nel 2013, ovvero nello stesso anno in cui l’Amministrazione ha deciso che doveva essere venduta.

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