CASTEL SAN GIORGIO 

La minorenne scagiona un indagato 

Venduta dalla madre, ha smentito violenze da parte di un operaio

CASTEL SAN GIORGIO. Solo conoscenza e nessun rapporto sessuale: così la minore finita vittima di un giro di sfruttamento sessuale ad opera della madre, ha smentito responsabilità a carico del nuovo indagato della seconda fase dell’indagine, un operaio, il quale era stato in casa sua per svolgere dei lavori. La ragazzina non avrebbe confermato il quadro accusatorio inizialmente emerso dal lavoro di riscontro a carico del sospetto.
La questione è emersa nella fase di approfondimento e cristallizzazione della prova nell’incidente probatorio chiesto dalla Procura per mettere un ulteriore punto sulla delicata vicenda. L’altro processo, quello del filone principale che coinvolgeva la madre della ragazzina e un piastrellista sessantaduenne nel ruolo di cliente, entrambi ritenuti colpevoli in primo grado con due condanne a sette e nove anni, è in fase di appello dopo i ricorsi presentati dai difensori.
Le accuse contestate alla madre quarantenne e al cliente abituale erano di sfruttamento della prostituzione, per lei, e di violenza sessuale su minorenne, per lui, con un ruolo individuato di gancio per altri clienti. Secondo le accuse la prostituzione coinvolgeva anche la madre della tredicenne, con un ruolo di primo piano nell’affidare la piccola ad altri uomini. Sotto accusa finirono anche altri due soggetti coinvolti che avevano scelto di essere giudicati con il rito ordinario e per questo furono subito rinviati a giudizio, un romeno che risiede nell’Agro nocerino, più volte pronto a pagare per stare con la tredicenne tramite la mamma, secondo le accuse, e un trentaduenne di Castel San Giorgio, il quale avrebbe avuto una vera e propria relazione con la giovanissima, entrambi chiamati a rispondere di violenza sessuale su minore.
In questo contesto la ragazzina risulta sempre priva di ogni possibilità di scelta o consenso, perché al di sotto dei 14 anni di età. L’udienza preliminare celebrata a novembre scorso aveva riguardato anche una quinta e ultima persona, la cognata del manovale condannato, che aveva chiuso il suo conto con la giustizia e patteggiato un anno di pena, accusata di concorso in favoreggiamento della prostituzione, perché su richiesta del familiare chiamò una donna per un appuntamento sessuale con la ragazzina.
Alfonso T. Guerritore
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