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La minoranza: «Isola ecologica vecchia e senza manutenzione»

CASTELLABATE. «Impianto obsoleto, privo di manutenzione e ad alto impatto ambientale». La minoranza consiliare di Castellabate definisce così l’isola ecologica e l’impianto di depurazione, siti in...

CASTELLABATE. «Impianto obsoleto, privo di manutenzione e ad alto impatto ambientale». La minoranza consiliare di Castellabate definisce così l’isola ecologica e l’impianto di depurazione, siti in località Maroccia. Il gruppo di minoranza, formato da Alessandro Lo Schiavo, Caterina Di Biasi, Luigi Maurano e Marco Rizzo, si è recato sul posto nei giorni scorsi e ha notato molte criticità che riguardano lo stato in cui versa la struttura.

Per portare a conoscenza della situazione l’amministrazione comunale, gli esponenti dell’opposizione hanno formulato un’interrogazione consiliare dalla quale vogliono ottenere “risposte esaurienti”. «Tra le tante criticità –spiegano i consiglieri – ve n’è una che mette in serio pericolo i cittadini di Castellabate. I fanghi presso gli impianti di depurazione non sono stoccati in modo conforme alla normativa. Questi fanghi costituiscono una bomba ad orologeria per l’ambiente e per la popolazione dato che possono essere un ricettacolo di batteri molti aggressivi come lo streptococco o la salmonella. Tra qualche mese inizierà la stagione turistica e il carico di lavoro dei depuratori e della tanto decantata isola ecologica aumenterà a livello esponenziale».

«È doveroso dunque da parte dell’amministrazione fare qualcosa per non farsi trovare impreparati. Inoltre – aggiungono – l’impianto dei depuratori è deficitario di protezioni per i cavi elettrici e per i camminatoi utilizzati dal personale». Le richieste della minoranza si concretizzano poi in diversi punti: «Perché la struttura versa in questo stato di obsolescenza? L’amministrazione ritiene corrette le procedure di essiccazione dei fanghi? In chiusura sottolineiamo che, nonostante le smentite di qualcuno, nella zona sono ancora presenti numerose lastre di amianto abbandonate».

Arturo Calabrese

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