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La marcia “rubata” e la giustizia lumaca

Il maestro e direttore di banda cilentano, Nicolino Simonelli, deceduto nel 1978, e quell'opera della quale si è impadronito un collega spagnolo

Plagio senza colpevole: il maestro e direttore di banda cilentano, Nicolino Simonelli, deceduto nel 1978, riuscirà mai ad avere giustizia, a vedere condannato quel collega spagnolo che, non solo si è attributo la paternità della sua opera ma, addirittura, ne ha cambiato il nome? Tutto comincia nel 1956 quando Simonelli compone la sua marcia, l’Antoniana. Cinque anni dopo la registra alla Siae di Roma. Passano alcuni decenni, fino al fatidico 2011 quando in Spagna un 40enne maestro di banda presenta una sua composizione al “Festival de bandas de musica de Alcantarilla”.

Quelle note arrivano all’orecchio del figlio del compositore cilentano, Antonio Simonelli, che subito si rende conto che in realtà quella musica l’aveva composta il padre oltre cinquant’anni prima. E così decide di presentare una denuncia alla procura di Vallo. È il 2014. «Sono trascorsi due anni – spiega il figlio del compositore – ma a oggi non c’è stato nessun provvedimento. Chiediamo una rapida definizione della vicenda giudiziaria». «Fortunatamente – conclude Antonio – le telecamere della tv locale “Alcatrilla tv” nel 2011 ripresero tutto l’evento, compresa la presentazione, l’esecuzione della marcia e la consegna dei premi per l’opera». La prova del plagio c’è, secondo Simonelli. Manca la giustizia.