emergenza trasporti 

«La linea 66 è un calvario per gli studenti»

Continua il calvario per gli studenti della linea 66: a due mesi dalla sottoscrizione di una petizione protocollata a Palazzo di Città per richiedere un incontro con il sindaco Servalli e predisporre...

Continua il calvario per gli studenti della linea 66: a due mesi dalla sottoscrizione di una petizione protocollata a Palazzo di Città per richiedere un incontro con il sindaco Servalli e predisporre soluzioni alternative che possano garantire agli studenti un viaggio in autobus più agevole all’uscita da scuola, la situazione sembra non essere migliorata.
A riaccendere i riflettori sulla questione è stato, nei giorni scorsi, il consigliere di minoranza Vincenzo Lamberti. «Si continua a viaggiare, per chi riesce a salire, con grande difficoltà, quasi come le bestie, sulla linea 66 corsa delle 14,10 – ha spiegato il consigliere del gruppo “Responsabili per Cava” –. Ad oggi a nulla sono valse la petizione e le continue sollecitazioni sa due mesi circa. Una vergogna. Almeno abbiano la decenza di dire non possiamo far niente, ci dispiace».
Il caso riguarda soprattutto la linea urbana 66 che parte dal centro cittadino e raggiunge la frazione di Sant’Anna attraversando Pregiato. La corsa “incriminata” è quella delle 14.10: come rappresentato dagli studenti, infatti, il pullman arriva alla stazione già stracolmo e nella maggior parte dei casi si è costretti ad aspettare la corsa successiva per poter tornare a casa.
«Ogni giorno, all’uscita da scuola, è la ressa per salire sul pullman – raccontano i ragazzi –. Un inferno per noi che prendiamo, quando ci riusciamo il bus delle 14.10. L’unica possibilità è gettarci nella mischia e lasciarci trasportare dal fiume in piena della folla, passando l’intero viaggio stipati tra uno zaino e l’altro. Quando si tratta di salire, nessuno guarda in faccia nessuno. È una lotta di mani, piedi e gomiti per farsi spazio all’ingresso del bus e dentro. Solo i più fortunati riescono nell’impresa di vincere un posto in piedi schiacciati tra i compagni. Gli altri restano a piedi».(g. f.)