«La festa del Patrono riacquisti sacralità»

Nessun commento ufficiale dalla Curia. «Ma Moretti è sereno e risoluto» Al vescovo la solidarietà dei sacerdoti e dell’associazionismo cattolico

SALERNO. Ci si aspettava tempesta e invece la Curia di Salerno ieri mattina era un porto sereno. Sereno come il suo timoniere, l’arcivescovo Luigi Moretti, che nulla aveva detto mentre veniva bersagliato dai fischi e nulla ha voluto dire il giorno dopo lo spettacolo indecoroso offerto da una parte dei salernitani. Non ci sono comunicazioni ufficiali di monsignor Moretti, ma il direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali della Curia, don Alfonso D’Alessio, ha fatto sapere: «Rispetto a quanto accaduto, l’arcivescovo non ha comunicazioni ufficiali da diramare, non nell’immediato almeno. Posso però dire che stamattina (ieri per chi legge, ndr) l’ho visto sereno e risoluto». Che il vescovo fosse un osso duro è storia nota, così come confermato anche da D’Alessio: «È chiaro che quanto accaduto nel corso della processione del Santo Patrono impone l’apertura di una seria riflessione perché questa ricorrenza riacquisti tutta la sacralità che, e non me ne voglia nessuno, domenica sera non si è vista affatto. È necessario un cammino comune e condiviso per ritrovare il senso religioso di questa processione».

Si vociferava di un allontanamento volontario del vescovo da Salerno, di una reazione furiosa rispetto a quanto accaduto nel corso della processione ma le parole di don D’Alessio allontanano questi scenari: «Monsignor Moretti è un uomo di Chiesa e non sa cosa sia il risentimento. In queste ore sta ricevendo numerosi attestati di stima e di solidarietà. Successivamente approfondiremo la vicenda e cercheremo la strada migliore per condividere un percorso verso la spiritualità di San Matteo».

Tanti i sacerdoti che nelle scorse ore hanno dimostrato solidarietà e pieno appoggio all’arcivescovo. Tra questi don Mario Salerno, parroco di San Demetrio, che ha scritto: «Quando la cosiddetta tradizione prende il sopravvento sulla fede, quando il potere di pochi contagia un popolo intero a sua volta gasato e quasi invasato, quando si impedisce al vescovo di pregare, quando si fischia il vescovo che benedice gli ammalati con il braccio di San Matteo, quando si trovano le porte aperte di Palazzo di città, allora vuol dire che non c’è più spazio di confronto. Lo strappo è totale e allora forse è il caso di una sospensiva». Per il sacerdote, «il vescovo aveva chiesto di abbassare il tasso di folklore e di spettacolo e di elevare il livello di spiritualità, e aveva fatto il suo dovere di Pastore». «So che la questione è piuttosto complessa – ha aggiunto – ma, ripeto, mai e poi mai può essere giustificabile la ripicca, la rivolta, l’umiliazione e la lotta nel nome di un Santo, che sarà pure presente sul gonfalone del Comune ma di certo non è presente nella vita di un popolo che fischia il suo pastore e inveisce in maniera volgare contro di lui. Che il Signore ci perdoni».

L’Acli di Salerno, presieduta da Gianluca Matrovito, ha addirittura coniato un hashtag per solidarizzare col vescovo. #NoisiamoconMoretti scrivono al termine di una lunga missiva indirizzata al pastore della Chiesa salernitana. «Non ci riconosciamo – scrivono – in atteggiamenti, che ci limitiamo a definire emotivi ed irriguardosi di uno stile e di un contesto, che richiamano a valori ben più considerevoli delle regole della strada. Scegliamo di starle accanto, per continuare nonostante tutto, a costruire la città che include, che educa, che costruisce relazioni buone, che civilizza economie e risorse, che promuove e tutela i beni comuni, che genera buoni cittadini… che laddove scelga di vivere e testimoniare la fede, lo faccia nella comunione e non nell’idolatria».

Carmen Incisivo

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