Lo spettacolo

La Fedra di Galatea Ranzi al Positano Teatro Festival

Al regista Mario Martone viene assegnato il Premio Ruccello

POSITANO. Sarà una nuova Fedra a far calare questa sera (ore 21) il sipario su quest’edizione del Positano Teatro Festival nella piazzetta della Chiesa Nuova. La Fedra interpretata da Galatea Ranzi è simbolo di libertà, cambiamento e diritto universale all’amore. Nasce da un rinnovamento, da un classico che diventa oggetto di un’operazione di modernizzazione. Euripide rivive allora in un allestimento che si avvale di un linguaggio moderno. Il mondo emotivo tragico dell’eroina classica viene assimilato e proposto attraverso la tecnica delle proiezioni e del multimediale che supporta la drammaturgia del testo su un nuovo livello comunicativo che si aggiunge alla parola e la esalta. La messa in scena gioca drammaturgicamente sul coinvolgimento emotivo attraverso proiezioni video e tecniche cinematografiche che inducono suspense, esaltando la forza drammatica e misteriosa della vicenda umana.

Fedra è posta in una “altra” dimensione che si ispira al glamour degli anni sessanta. Lo spettacolo si ispira agli scenari del film “Phedra” che Jules Dassin, negli anni Cinquanta assistente alla regia di Alfred Hitchcock, girò nel 1961 con l’attrice Melina Mercuri, e Anthony Perkins nel ruolo di Ippolito. Lo spettacolo rompe lo schema classico perché la scena si apre quando il fatto è già avvenuto.

Galatea Ranzi, già interprete del film Premio Oscar “La grande bellezza” è una Fedra ribelle, tormentata ma luminosa, pronta a trasgredire la morale della famiglia che la condanna per la passione quasi violenta per il figliastro, Ippolito. Non c’è fatalità divina né dannazione congenita in questa nuova Fedra; solo bellezza e acume la spingono a trasgredire; la ribellione è l’esigenza a cui lei risponde con il proprio istinto di donna bella e misteriosa, amata e rispettata.

Muore drasticamente, suicidandosi con il veleno, e in questo modo rivendica la libertà di amare e diventa icona dei diritti e della libertà della donne. Non a caso la messinscena, che si avvale deltesto originale di Eva Cantarella, per la regia di Consuelo Barilari, è una produzione del Festival dell'Eccellenza al Femminile di Genova. Questa sera, la giuria del Premio Annibale Ruccello consegnerà anche il prestigioso riconoscimento che quest’anno è stato assegnato all’unanimità al regista Mario Martone, «per la capacità di cogliere e restituire al pubblico, ora con disincantato cinismo, ora con commossa partecipazione, l'universo emotivo e sentimentale dei personaggi e delle situazioni evocate sulla scena». Come è ormai tradizione della manifestazione, il premio anche quest’anno è opera di un importante artista: stavolta è il maestro napoletano Ernesto Tatafiore. L’ingresso è gratuito.

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