La fascia sulla bara e centinaia di abbracci 

A Montecorvino Pugliano i funerali del sindaco Lamberti. Tanti i politici nella chiesa di Santa Tecla

MONTECORVINO PUGLIANO. La fascia tricolore è deposta con cura sul legno della bara, ricoperto da una maglietta della squadra di calcio locale. “Lamberti”, c’è scritto sulla casacca, sopra un grosso numero uno. Nella cassa la salma di Gianfranco Lamberti, il primo cittadino di Montecorvino Pugliano, che s’è spento giovedì a Livorno, nell’altro comune che aveva amministrato dal ’92 al 2004. Sono le dieci di una grigia domenica. Attorno al feretro, nella chiesa di “Santa Tecla”, centinaia di persone: un bagno di folla che s’estende fino al sagrato. Da qui, come dal cielo, si vede tutta la vallata: è il terrazzo di piazza Franchina, tanto caro a Lamberti.
Prima del rintocco della campana, arrivano il presidente della giunta regionale, Vincenzo De Luca. e il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli: qualche parola di conforto alla moglie di Gianfranco, Paola, e ai figli Pasquale e Francesco, e poi vanno via. Decine di gonfaloni, tantissime autorità: il presidente della Provincia, Giuseppe Canfora, Cecilia Francese da Battipaglia, Ernesto Sica da Pontecagnano, Mimmo Volpe da Bellizzi, Gianfranco Valiante da Baronissi e Antonio Giuliano da Giffoni Valle Piana. E poi Egidio Rossomando di Rovella, Gennaro Aievoli di San Cipriano, Michele Volzone da Olevano e Francesco Munno di Sei Casali, e gli ex parlamentari Alfonso Andria e Simone Valiante.
A nome della comunità parla un ventiduenne di Santa Tecla, Gianmarco Santoro: «Il sindaco ripeteva che non bisogna mai accettare neppure una caramella, perché quella caramella ti tapperà la bocca». Al termine del toccante epitaffio, un «Grande, Gianfranco». Quel “grande” che, con il sorriso in volto, il sindaco tributava a ognuno.
«M’ha colpito il vostro silenzio», spiega il parroco, don Lazzaro Volpe. Da giovedì sera, il paese è muto: «Un atto di rispetto per chi ha sempre rispettato tutti», commenta il prete, che presiede la celebrazione insieme a don Carlo De Filippis e a padre Fernando Campagna. «Giovedì mattina, dopo l’intervento, Gianfranco al telefono m’aveva detto d’esser grato a Dio perché stava meglio: «Quando tornerò, ti racconterò per filo e per segno», m’ha promesso, ma il Signore ha deciso diversamente», racconta don Lazzaro. C’è chi piange, c’è chi fissa incredulo il feretro. Don Lazzaro cita Petrarca, richiamando i fedeli a riscoprire «la forma vera dell’umanità»: dice che «l’umiltà è una bella parola», e che «il sindaco Lamberti ne aveva da vendere». Poi i calciatori della Montecorvino Pugliano prendono in spalla il feretro e si fanno largo tra la folla. Il silenzio, poi gli applausi. Poi il silenzio.(c. l.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.