la differenziata in città arretra

NelPiù avanti daremo una dritta all’Osservatorio regionale rifiuti. Ora però sfruttiamo i suoi numeri, che tratteggiano il quadro della raccolta differenziata. Diciamolo subito: Salerno si comporta...

NelPiù avanti daremo una dritta all’Osservatorio regionale rifiuti. Ora però sfruttiamo i suoi numeri, che tratteggiano il quadro della raccolta differenziata. Diciamolo subito: Salerno si comporta male (- 4,4%), la provincia avanza (+ 1,8%) e la Campania procede (+ 2,8%). Insomma, le carte si vanno un po’ rimescolando rispetto a pochi anni fa, quando, nel 2008, Salerno rivoluzionò la gestione dei rifiuti e spiccò il volo verso un primato nazionale peraltro mai raggiunto. Adesso, poi, siamo in profonda recessione.

L’Orr, organismo della Regione, ha aggiornato i dati lo scorso 7 aprile. Risulta che in tutto il 2013 Salerno ha raggiunto una quota del 64,21%. Intendiamoci, in termini assoluti è pur sempre un buon risultato, ma presenta almeno due difetti: è sceso sotto il limite di legge nazionale fissato al 65% e soprattutto cala bruscamente rispetto al 68,64% del 2012. Dovremmo aggiungere che le imposte non diminuiscono – anzi, il Comune ci manda a casa gli estranei della Soget cercando di recuperare metri quadrati tassabili – ma continuiamo a leggere le tabelle, interessanti fino a sfiorare un mistero.

Scopriamo per esempio che l’anno scorso Salerno Pulita ha raccolto quasi 38.600 tonnellate di rifiuti selezionati, molto meno del 2012 (44.290): le 5.700 tonnellate in meno costituiscono una percentuale del 13%. Tantissimo. Anche perché la produzione di rifiuti continua a calare, con un processo virtuoso questo sì ininterrotto della differenziata salernitana: nel 2013 abbiamo creato una “montagna” di oltre 60mila tonnellate, con una contrazione del 7% abbastanza vistosa. C’entra anche la crisi? Ciascuno di noi ha la risposta nel portafogli. Qui vale la pena notare lo stridente contrasto fra una produzione calante (-7%) e una raccolta che a sua volta diminuisce (-13%) determinando la performance annuale (-4,4%).

Per esempio, in un ipotetico “cassone tipo” troveremmo percentuali quasi invariate di vetro (6,3%), organico (intorno al 33%) e carta/cartone (7,3%) ma quantità decrescenti di imballaggi in cartone (-0,6%), tessili (-1,5%), ingombranti (-1,8%) e soprattutto una massa maggiore di indifferenziato (circa 4 punti).

Allora, domande. C’è un limite dell’operazione porta-a-porta? Certamente: fin dal primo giorno di quel 2008, appariva chiaro che il sistema avrebbe richiesto una squadra di ispettori ambientali agguerrita e numerosa. Non guasterebbe, poi, la conquista di qualche frazione merceologica trascurata. C’è una progressiva disattenzione dei salernitani? Sicuro: basta lanciare uno sguardo ai carrellati dell’organico e dell’indifferenziato. Non per niente, ancora due anni fa, il Comune prometteva una nuova campagna di sensibilizzazione mai realizzata. Così, famiglie e commercianti hanno dovuto fare da soli.

E un bel passo avanti l’hanno compiuto. Il minor volume di rifiuti è un fatto. In dodici mesi abbiamo risparmiato quasi 31 chili di rifiuti procapite. Una cifra considerevole, più di quanto non dica l’Osservatorio. Infatti – ecco la dritta annunciata in apertura – l’Orr considera 138.719 residenti nel 2012, quando invece l’ Istat ne conteggiava 132.741 con un calcolo esatto e peraltro ufficiale. Nella fattispecie, quasi seimila persone significano parecchio in termini statistici.

A proposito. Si diceva del territorio provinciale, che globalmente passa dal 55,18% al 56,98%. La regione lascia il 42,12% per un dignitoso 44,91%. Ad maiora.

Alfonso Schiavino

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