La difesa di Citarella «Solo in questo modo potevo lavorare»

L’ex presidente della squadra sentito ieri in carcere a Sala Il fratello Christian ha scaricato tutte le responsabilità

«Senza questo sistema non avrei potuto lavorare»: così l’imprenditore Giovanni Citarella ha sostanzialmente ammesso gli addebiti dell’inchiesta “Nuceria” nel corso dell’interrogatorio di garanzia. L’ex presidente della Nocerina Calcio ha replicato quanto detto nelle memorie difensive presentate nel corso della fase preliminare dell’indagine, ripetendo le sue ragioni e sostenendo la sua difesa durante le oltre cinque ore dell’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Alfonso Scermino e al pm Roberto Lenza nel carcere di Sala Consilina. Citarella si è assunto le sue responsabilità, cosa già fatta prima della misura cautelare, in una serie di deposizioni alla procura, spiegando di non avere altre strade che costituire una rete di prestanome per proseguire nella sua attività imprenditoriale, attiva nel settore del calcestruzzo, dei servizi e dello sport.

L’interdittiva antimafia, divenuta definitiva negli anni scorsi, non gli lasciava scelta, così da renderlo di fatto un fuorilegge, esattamente come sostenuto dalla procura e dal gip in alcuni durissimi passaggi dell’ordinanza cautelare. «Ho intestato le società a prestanome per poter portare avanti le imprese». Il fratello Christian, sentito subito dopo, dalle 16 alle 19, ha attribuito a Giovanni le decisioni importanti e il ruolo di dominus, rievocando la grande dedizione al lavoro del padre, Gino Citarella, storico imprenditore nocerino ucciso in un agguato di camorra nel 1990. I due fratelli, assistiti dagli avvocati Adriano Bellacosa e Michele Galiano, sono entrambi ristretti al carcere di Sala Consilina. Con loro è finito in carcere anche il factotum finanziario Alfonso Faiella, quarantunenne nocerino già interrogato venerdì mattina dal gip, difeso dall’avvocato Gregorio Sorrento, anche lui definitosi un esecutore delle strategie decise dal patron Giovanni Citarella. I tre indagati finiti in carcere rispondono delle accuse di associazione a delinquere finalizzata alle fatturazioni false, ai trasferimenti illeciti di capitale e ai pagamenti in nero ai calciatori nell’ambito della gestione della società sportiva Nocerina Calcio, mediante l’istituzione di società vuote costituite per eludere il fisco e compiere illeciti finanziari. L’operazione investigativa “Nuceria” conclude una prima fase d’inchiesta partita dal 2008, col lavoro inquirente del Nucleo di Polizia Tributaria del comando provinciale delle fiamme gialle coordinato dalla procura di Nocera Inferiore. Citarella e i soggetti di cui si affiancava vivevano in modo insistito nella illegalità.

Come riassunto dal gip nell’ordinanza, il gruppo Citarella «irrompeva nel sistema economico della provincia con milioni di euro e un giro vorticoso di fatture false, evasioni fiscali milionarie e società intestate a prestanome, sullo sfondo di contatti illeciti con pubblici funzionari». Quanto alle amissioni fatte fin dall’avvio della fase calda dell’indagine della procura di Nocera, nell’autunno 2012, «la genesi della collaborazione non era spontanea, perché giungeva dopo mesi di indagine, quando Citarella aveva ben compreso che la Finanza stava acclarando le sue gestioni sotto falso nome. Perciò Citarella astutamente riconosceva ciò che era innegabile». Persino nel 2013, dopo gli interrogatori al pm Lenza, «la condotta di Citarella Giovanni non sembrava affatto improntata a logiche differenti rispetto al suo passato», mentendo sul fallimento di alcune società, cedendo al figlio ventenne e senza redditi la “Nocera Market srl” , inventando la cessione della Tirrenia Costruzioni srl e della Sia srl».

Alfonso T. Guerritore

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