«La democrazia on line non esiste»

La docente Bisogno: «Maggiore partecipazione ma anche tante incognite»

La caduta libera di lettori tradizionali - il nostro paese esprime cifre tra le più basse in Europa - non significa che non c’è più interesse per l’informazione, anzi. La rete ha fagocitato lettori, proiettandoli in una dimensione interattiva e dinamica, trasformandoli non più in spettatori passivi ma protagonisti. Anche la politica non si è fatta trovare impreparata al nuovo modo di rapportarsi con Amici e Follower elettori stabilendo - non tutti per la verità - un dialogo e riaccendendo, in alcuni casi, anche il dibattito dal basso. Per capire come si è evoluta la nuova comunicazione abbiamo interpellato la dottoressa Anna Bisogno, docente di Storia e linguaggi della radio e televisione presso l’Università di Roma Tre, esperta di post televisione e social tv. «La rete si presenta oggi come lo strumento privilegiato di interconnessione tra mondi che fino a un decennio fa sembravano lontani e ingabbiati in schemi rigidamente tradizionali: la politica e i cittadini. La comunicazione politica è cambiata perchè la comunicazione, intesa come attività umana, pratica sociale, tecnologica ed economica è al centro, meglio ancora, è il centro di una rivoluzione iniziata con il 2.0».

Cosa è accaduto?

«Nello scenario contemporaneo, accanto alla crisi della comunicazione politica e delle tradizionali forme di partecipazione e di fronte ad un accesso sempre più immediato alle piattaforme cosiddette “social” (facebook e twitter su tutte), i cittadini-utenti si sono affrancati dal ruolo di soli spettatori del discorso politico diventando produttori di contenuti (post e hashtag). Ciò ha determinato la creazione di uno nuovo spazio pubblico all’interno del quale la comunicazione diventa orizzontale, alla pari, sdoganando la comunicazione politica filtrandola attraverso la “grammatica social”, proposto nuovi modelli e attori del dibattito (il Popolo Viola prima, il Movimento Cinque stelle poi), determinato una nuova agenda dei temi connessi alla politica. Tutto ciò è stato evidente in questi giorni di concitato confronto sulla scelta del Presidente della Repubblica.

Una rivoluzione realmente democratica?

«La democrazia on line non esiste. È un ponte sospeso sul vuoto. È fuor di dubbio una grande irresistibile suggestione che ha scomposto la democrazia rappresentativa tradizionale, ma guai e attenzione, soprattutto, a confondere la community con l’opinione pubblica. Certo, essa può concorrere a costruire una democrazia più partecipativa, curiosa, interessata, consapevole, a patto che non si ceda all’assolutizzazione, all’esaltazione, alle nevrosi eccessive che i social media pure provocano e non si confondano i quattro milioni di italiani che twittano con l’intero universo sociale. Quest’ultimo è un’altra cosa. Non si confonda un fenomeno di avanguardia, da “setta tecnologica” con la realtà che non sempre è social e accogliente».

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