La costrinse a prostituirsi Condannato Pietrofesa

Dovrà scontare due anni ed otto mesi per induzione e sfruttamento L’ambulante è stato assolto dalle accuse di estorsione e violenza sessuale

Due anni ed otto mesi: questa la pena che dovrà scontare per induzione e sfruttamento della prostituzione, il venditore ambulante Marco Pietrofesa. L’uomo, 42 anni, è stato invece assolto (il collegio giudicante era presieduto da Eva Troiano) per le accuse di tentata estorsione, estorsione consumata e violenza sessuale. Assolta pure la sua compagna, Giusy Napoli, accusata di esserne stata complice. Pietrofesa era finito in manette ad aprile scorso per aver costretto una donna a prostituirsi: l’obiettivo era quello di ricevere indietro i soldi (circa settecento euro) che aveva prestato a lei e a suo marito. Denaro che la coppia non era nelle possibilità di restituire, quantomeno nei tempi richiesti.

I fatti risalgono a due anni fa e in questi mesi sono stati ricostruiti nel corso del dibattimento dalla stessa vittima. «Quell’uomo ci minacciava - ha spiegato ai giudici - Pretendeva i soldi subito, ma noi non li avevamo. Io non avrei voluto cedere, ma avevo paura e non avevo altre possibilità».

La signora riferì anche di essere stata minacciata con un grosso coltello, quello che il 42enne usava «per tagliare i cocomeri» e della vergogna di essere stata costretta a vendere il proprio corpo - prevalentemente nella zona orientale della città - per ripianare in fretta i debiti. L’ambulante era imputato anche per violenza sessuale perchè prima di obbligare la donna a prostituirsi, la costrinse ad avere un rapporto orale per “valutarne” le potenzialità.

Tra gli altri, i giudici hanno ascoltato il transessuale che la incontrò nel primo giorno di prostituzione e i due poliziotti della settima sezione di polizia giudiziaria anticrimine, che condussero le indagini e incastrarono Pietrofesa anche grazie ai tabulati telefonici che confermavano i contatti e tra l’ambulante e la vittima. L’inchiesta della questura prende il via nell’agosto del 2011, dopo che la donna e suo marito furono aggrediti in strada da un gruppo che rivendicava il controllo del territorio. Da questo episodio gli agenti riuscirono a ricostruire il sistema di pressioni messo in piedi dall’ambulante.

Durante la requisitoria il pm aveva chiesto sette anni per il venditore e due per la sua compagna. Ma il loro legale, l’avvocato Valentina Restaino, è riuscita a ridimensionare le accuse nei riguardi dei suoi assistiti, incassando anche il parere favorevole del pubblico ministero relativamente alla revoca degli arresti domiciliari, provvedimento su cui si pronuncerà il collegio tra cinque giorni. Pietrofesa è stato poi condannato al pagamento di 1800 euro per le spese delle parti civili, la cui liquidazione dei danni verrà stabilita successivamente, alla presenza dell’avvocato Maurizio De Feo. (b.c.)

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