acquisita la sentenza

La Corte dei conti indaga sul caso termovalorizzatore

Anche la Corte dei Conti indaga sull’incarico di project manager per il termovalorizzatore assegnato da Vincenzo De Luca ad Alberto Di Lorenzo, e che a ex sindaco e capo staff è costato una condanna...

Anche la Corte dei Conti indaga sull’incarico di project manager per il termovalorizzatore assegnato da Vincenzo De Luca ad Alberto Di Lorenzo, e che a ex sindaco e capo staff è costato una condanna a 1 anno per abuso d’ufficio. Ieri mattina personale della magistratura contabile ha varcato la soglia del Palazzo di giustizia per acquisire dispositivo e motivazioni della sentenza di condanna, e verificare se oltre ai profili penali esistano in capo a chi decise quella nomina anche elementi di responsabilità erariale.

La cifra riscossa da Di Lorenzo è di 8.098 euro, ma sono gli stessi giudici che hanno stilato la sentenza a evidenziare che l’importo sarebbe potuto essere molto più elevato se a bloccare le procedure non fosse intervenuta l’inchiesta della magistratura. È vero – si spiega – che tutto si è risolto in un esborso di 20mila euro, somma che, ridotta per le detrazioni, ha comportato un’erogazione netta in busta paga per Di Lorenzo di 8.098,56 euro; ma è anche vero che quella somma era relativa all’acconto sui compensi spettanti a tutto il gruppo di lavoro e l’accusa ha calcolato che, se fossero state mantenute le proporzioni, il capo staff si sarebbe potuto vedere riconosciuti fino a 402mila euro. Un corrispettivo a cinque zeri per una funzione che il Tribunale ha definito «inutilmente duplicativa delle funzioni del responsabile unico del procedimento», l’ingegnere Domenico Barletta anche lui condannato per concorso in abuso d’ufficio.

Quella sentenza è adesso nelle mani della Procura della Corte dei Conti, ma non è l’ultima parola, perché non solo i difensori ma anche la Procura hanno deciso di continuare il braccio di ferro dinanzi alla Corte d’Appello. Da un lato gli avvocati, che insistono per l’assoluzione, dall’altro il pubblico ministero Roberto Penna, che continua a chiedere una pena più pesante con il riconoscimento del reato di peculato. I termini per impugnare la sentenza di primo grado scadranno agli inizi di luglio, ma entrambi gli attori hanno già fatto la loro scelta. E se per l’abuso d’ufficio la fissazione del processo d’appello potrebbe arrivare a prescrizione già avvenuta, il reato di peculato ha invece tempi di estinzione più lunghi, che imporranno ai giudici del secondo grado una decisione nel merito.

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