La Corte condanna il sindaco e la giunta

In dieci, funzionari compresi, dovranno risarcire al Comune 605mila euro Illegittima la nomina del vice segretario generale dell’Ente: non aveva i titoli

SALERNO. La prima condanna, a dicembre, per averlo nominato direttore generale. La seconda, pochi giorni fa, per avergli conferito il ruolo di vice segretario generale. I motivi sono pressochè gli stessi: niente laurea, troppo avanti con l’età, un incarico dirigenziale fatto passare per una consulenza.

In oltre vent’anni, il sindaco autarchico Vincenzo De Luca, difficilmente ha concesso fiducia a qualcuno del suo staff. Ironia della sorte, quando ha deciso di farlo, eleggendo a fac totum il self made man Felice Marotta (che in oltre quarant’anni di lavoro al Comune ha saputo non solo fare carriera, ma, cosa ben più complessa, entrare nelle grazie del primo cittadino), la magistratura contabile gli si è scagliata contro. Decidendo di fare le pulci a delibere di giunta e incarichi, per scovare - e quantificare - un danno erariale che dovrà essere risarcito.

Per la nomina di Marotta a direttore generale, De Luca e l’allora segretario generale Gennaro Caliendo, dovranno restituire al Comune 34mila euro. Più salato è invece il conto per l’incarico di vice segretario generale, 605mila e passa euro, da dividere in parti uguali, tra sindaco, gli allora assessori Eva Avossa, Ermanno Guerra, Aniello Fiore, Francesco Picarone, Domenico De Maio, Roberto Breda, Vincenzo Maraio, ed i funzionari Luigi Della Greca e Carmine Cianatiempo. In soldoni, più di 55mila euro a testa, a cui vanno aggiunti interessi, rivalutazione e spese legali. Una batosta di non poco conto, nonostante le coperture assicurative. Ad “inchiodarli”, tre delibere (la 672 e la 820 del 2006 e la 1095 del 2007) insieme ad un decreto sindacale (del luglio 2006), con cui si è deciso di conferire a Marotta l’incarico. Atti nei quali la Corte dei Conti è inciampata dopo un’ispezione disposta dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato che ipotizzò diverse irregolarità. La magistratura contabile accusa il Comune di «condotta gravemente colposa», di «comportamento avventato» e di «dolo contrattuale», perchè tutti i coinvolti, a vario titolo, avrebbero dovuto ravvisare le illegittimità della nomina. Marotta, sostengono i giudici, non ha mai conseguito la laurea, dunque, non aveva i titoli per ricoprire l’incarico.

In quattro anni (2006-2010, anche se la Corte si riserva di agire pure per il periodo successivo, considerato che il braccio destro del sindaco si è dimesso solo a fine dicembre del 2011), inoltre, avrebbe svolto un incarico da direttore generale, visto che gli era stato attribuito un potere di rappresentanza dell’amministrazione ed il ruolo aggiuntivo di presidente del Nucleo di valutazione. Al collegio giudicante, dunque, «appare palese il ricorso ad una figura dirigenziale», che nulla ha a che vedere con una consulenza. In ogni caso, incalzano, nel 2008 Marotta aveva compiuto 67 anni, superando così il limite della permanenza in servizio e le amministrazioni non hanno la possibilità di conferire incarichi al personale con cui si è entrati in rapporti di lavoro nei cinque anni precedenti a quello della cessazione del rapporto. Nè, in casi come questo, gli ex dipendenti possono cumulare pensioni e nuove retribuzioni. De Luca, la giunta e i funzionari faranno certamente ricorso in appello, mentre possono tirare un sospiro di sollievo gli ex assessori Augusto De Pascale e Gianfranco Valiante e i dipendenti Giuseppe Ientile e Gennaro Caliendo: i loro nomi compaiono nell’elenco degli “indagati”. Ma i giudici hanno ritenuto che, per questioni diverse a seconda dei casi, non spetti a loro risarcire il danno erariale.

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