La coca del clan recuperata da due portuali

Rispoli e Romano pedine fondamentali del narcotraffico gestito dall’organizzazione dei Tamarisco

Matteo Rispoli e Antonio Romano, addetti allo scarico merci nel porto di Salerno, erano due pedine importanti dell’organizzazione criminale dei Tamarisco. Senza di loro il clan di Torre Annunziata non avrebbe potuto recuperare chili di cocaina pura proveniente dall’Ecuador. I due salernitani, arrestati mercoledì su disposizione del gip di Napoli, saranno interrogati oggi dal gip insieme agli altri presunti affiliati alla cosca di narcotrafficanti. Due i carichi di cocaina sequestrati nel porto di Salerno nel 2014, arrivati dall’Ecuador attraverso Salvatore Iavarone, il broker della coca residente in Ecuador e arrestato grazie a un mandato di arresto internazionale. Iavarone viveva a Guayaquil, dove gestiva attività commerciali, e da quel porto salpavano le navi cariche della “neve bianca” destinata al clan di Torre Annunziata. A Salerno sono approdate le navi inviate con l’intermediazione del broker napoletano. A testimoniare, il coinvolgimento dei due addetti alla movimentazione dei container, Rispoli e Romano, i sequestri effettuati nel corso delle indagini, nello scalo di Salerno. Nel 2014 furono sequestrati 48 chili di cocaina purissima a giugno e altri 24 a dicembre. Milioni di euro andati in fumo per la cosca torrese, che con il sistema delle puntate approvvigionava i clan del napoletano e del salernitano.

Altri 33 chili di stupefacenti che sarebbero dovuti arrivare nel porto di Salerno, furono sequestrati nel porto di Manzanillo a Panama dalla polizia locale, nel marzo del 2015. A fare da interediario tra i due salernitani e Bernardo Tamarisco, il reggente della cosca di Torre Annunziata, era Enrico Russo. Russo, secondo gli inquirenti, informava i due addetti del porto dell’arrivo dei container con finti carichi di merci provenienti dall’Ecuador. Le accuse della Dda napoletana sono avallate da intercettazioni telefoniche, sequestri e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. L’indagine del Gico della Guardia di Finanza, iniziata tre anni fa grazie a una telefonata intercettata tra Iavarone e alcuni esponenti della cosca torrese ha portato alla scoperta che i Tamarisco importavano ingenti quantitativi di stupefacente dal Sud America. I narcos torresi, alleati con diverse cosche del circondario, si assumevano il rischio dell’acquisto e del trasporto in Italia, per poi distribuire la droga in tutto lo stivale.

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