«La chiusura del carcere ha aggravato il bilancio» 

Il presidente della Corte d’Appello di Lagonegro: «Era considerata anti economica ma ora si devono percorrere chilometri e non c’è benzina per le auto di servizio»

SALA CONSILINA. La chiusura del carcere di Sala Consilina, disposta due anni fa perché il suo mantenimento in vita sarebbe stato anti economico, paradossalmente ha invece provocato un aumento della spesa ed inoltre ha complicato la vita ai familiari dei detenuti e agli operatori del diritto, in particolar modo ai magistrati e agli avvocati che, non avendo più un carcere nel circondario del Tribunale di Lagonegro, spesso sono costretti a fare centinaia di chilometri per poter incontrare i loro assistiti. Tra l’altro le auto di servizio messe a disposizione dei magistrati non hanno a disposizione una dotazione di carburante sufficiente per i tutti i chilometri che è necessario percorrere da quando la struttura carceraria di Sala Consilina ha chiuso per i cancelli.
Che la soppressione della casa circondariale del Vallo di Diano sia stata inopportuna visto che non vi sono altre carceri nel circondario, è quanto emerge anche dalla relazione per l’anno giudiziario 2018 fatta dalla dottoressa Rosa Patrizia Sinisi, presidente della Corte di Appello di Potenza. «Le case circondariali di Lagonegro e Sala Consilina - si legge nella relazione - consentivano al Gip di procedere tempestivamente all’interrogatorio di garanzia senza rogatoria, invece ora per gli arrestati vengono utilizzate le case circondariali site nel distretto di Potenza o al di fuori dello stesso, con ricadute sul piano dell’economia del tempo e della spesa, tanto più che la dotazione per l’acquisto di carburante per la autovetture di servizio è del tutto insufficiente».
Poche parole che di fatto provano ancora una volta che nel settore della giustizia il risparmio finisce con l’essere sempre, come recita un vecchio adagio, un cattivo guadagno. Nella relazione viene evidenziato anche che la riapertura del carcere è stata più volte reclamata dal presidente del Tribunale di Lagonegro.
A spegnere la speranza di poter riaprire una delle strutture penitenziarie dismesse presenti a Lagonegro e Chiaromonte è stato nei mesi scorsi il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che «si è espresso negativamente - spiega il presidente della Corte di Appello - circa il ripristino in ragione della loro limitata capienza: solo 40 posti a Lagonegro e 17 a Chiaromonte».
Erminio Cioffi
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