LA SENTENZA

La “cellula acernese”: 121 anni di carcere

Droga, pene definitive per 19 imputati: stangata a Di Lascio. Portati in cella i Cuozzo, Portofranco, Salvatore, Poppiti e Vece

ACERNO - Centoventuno anni, cinque mesi e 22 giorni di reclusione. Sono le condanne in via definitiva per 19 dei 41 imputati – in 18 scelsero il rito ordinario – finiti a processo all’esito delle indagini sulla cellula acernese che comprava droga in Albania e in Olanda e e poi dai Picentini la smistava in provincia – pure a Salerno città – e in Irpinia. Nelle scorse settimane la Corte di cassazione ha rigettato i ricorsi proposti contro la sentenza d’Appello, che aveva già rivisto al ribasso molte delle pene inflitte in primo grado dal gup a quegli imputati – al tempo in 23, due dei quali assolti – che optarono per il rito abbreviato. Negli ultimi cinque giorni le strade del buen retiro montano sono state letteralmente prese d’assedio dalle gazzelle dei carabinieri a sirene spiegate. Bocche cucite, in caserma come in Procura.

Di certo i militari della Compagnia di Battipaglia, temporaneamente agli ordini del capitano Donato Recchia , hanno dato esecuzione a sette provvedimenti emessi dall’Ufficio esecuzioni penali – da un minimo di sei ad un massimo di 13 anni di reclusione – della Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Salerno: due mercoledì, gli altri cinque la scorsa settimana. Quarantott’ore fa sono stati portati in carcere Gerardo Cuozzo e Marco Salvatore ; prima di loro è toccato ad Alfredo Portofranco (fu Cianciulli ), Alfredo e Johan Cuozzo , Raffaele Poppiti e Carmine Vece . A tutti loro sono contestati i reati d’associazione e detenzione finalizzate allo spaccio.

Pene definitive dopo che la Corte di cassazione ha rigettato i ricorsi contro la sentenza d’appello: processo chiuso per Sabatino Di Lascio (15 anni e otto mesi), che in fase d’indagini era ritenuto il capo insieme ad Alfredo Cuozzo (otto anni e otto mesi in luogo dei sedici richiesti, gli avvocati Raffaele Francese e Massimo Ancarola hanno fatto venir meno il ruolo di capo promotore), Portofranco (11 anni), l’albanese di Montella Ermal Luku (nove anni, cinque mesi e 20 giorni), Salvatore (otto anni), Gerardo (sette anni e otto mesi) e Johan Cuozzo (sette e sei), l’albanese di Santa Croce sull’Arno Ervin Maloku (sette anni e quattro mesi), Poppiti (sei anni, dieci mesi e 20 giorni), Vece (sei anni e sei mesi), Giuseppe De Santis (sei e quattro), il salernitano Fiorenzo Parotti (sei anni), Antonietta Nicastro (cinque anni, sette mesi e dieci giorni), il pontecagnanese

Antonio Ponzone

(cinque anni), l’altro albanese irpino Artur Tabaku e il battipagliese Luca Pizzolante (quattro anni ciascuno) e infine Graziano Cappetta (nove mesi e tre giorni), Paolo Cerasulo (sette mesi) e Filippo Cuozzo (sei).

Del collegio difensivo che ottenne gli sconti in appello (in primo grado il gup aveva inflitto pene per 154 anni) facevano parte pure gli avvocati Pierluigi Spadafora , Angelo Mancino , Francesca Sarno e Maria Grazia Cerrone .

Gli altri imputati – compresi i big : il boss Ciro Persico di Salerno, Vito e Carmine De Feo di Bellizzi e Alfonso Senatore di Vietri – scelsero il rito ordinario. Fu un’articolata indagine, quella condotta dal pm della Dda Marco Silvio Guarriello col supporto dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Salerno: tutto iniziò nel 2011, quando due trafficanti albanesi – tra cui Luku, indagato nel suo Paese – furono perquisiti dalla polizia elvetica. Nella loro Audi c’erano 335mila euro che furono sequestrati: servivano per un carico di droga in Olanda. Su uno dei cellulari sequestrati fu trovato un messaggio proveniente da Acerno: « Tutto bene? ». Intercettando i blindatissimi blackberry degli inquisiti acernesi venne fuori una rete di spaccio capace di guadagnare 100mila euro al mese: la più ricca azienda di Acerno.