La Cassazione “salva” Gambino e Santilli 

La Suprema Corte annulla le sentenze che condannavano i due politici accusati di concussione, nuovo Appello a Napoli

PAGANI. La Corte di Cassazione ribalta le conclusioni del processo “Linea d’ombra” e annulla la sentenza di secondo grado per il consigliere regionale ed ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino, e l’ex consigliere comunale di Pagani, Giuseppe Santilli, che erano stati entrambi condannati a due anni e otto mesi per l’accusa di concussione relativa all’assunzione di Antonio Fisichella. Ora si farà un nuovo processo d’Appello a Napoli, ma soltanto per Gambino, mentre per Santilli l’annullamento della condanna è senza rinvio.
Dopo la requisitoria nella quale in tarda mattinata lo stesso procuratore generale aveva chiesto l’annullamento della sentenza di Appello, e dopo una lunga camera di consiglio, che si è protratta fino a notte fonda, gli ermellini hanno accolto il ricorso presentato dalla difesa, con gli avvocati Giovanni Annunziata, Alessandro Diddi e Giovanni Falci che avevano chiesto l’annullamento della condanna, e dichiarato inammissibile quello del pm Vincenzo Montemurro, della Procura antimafia di Salerno, che invece aveva chiesto un nuovo processo di Appello con la riqualificazione dei reati contestati comprendendo anche l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, per la quale gli imputati erano stati già assolti.
Un mancato accoglimento del ricorso dei difensori avrebbe potuto far scattare la decadenza di Gambino dalla carica di consigliere regionale, in ragione della legge Severino. Il terzo grado di giudizio è quello relativo alla legittimità dei due procedimenti penali svolti al Tribunale di Nocera Inferiore e alla Corte d’Appello di Salerno. Il rapporto investigato dalla Dda era tra l’allora primo cittadino e il clan Fezza-D’Auria, con il condizionamento per diverse elezioni amministrative contestato, mai ravvisato dai giudici nei due gradi di giudizio. Le basi accusatorie per la Procura restavano invariate, puntando sull’esistenza di un gruppo criminale mai riconosciuto quale clan di camorra. In questo procedimento la Dda contestava in origine lo scambio elettorale punito dall’articolo 416 ter, per l’ascesa politica avvenuta attraverso i voti della cosca, con l’accusatore principale individuato in Amerigo Panico, imprenditore titolare del Centro commerciale Pegaso. Proprio sulla sua credibilità contrattacca ancora la difesa, ritenendolo del tutto inattendibile, per quanto riguarda le contestazioni già crollate in fase dibattimentale e l’ultimo punto rimasto in piedi relativo alla registrazione effettuata nel suo ufficio, base dell’assunzione imposta dall’allora sindaco del pregiudicato: in realtà l’assunzione non avvenne mai, come confermarono i referenti nazionali del gruppo Conad, ma furono versati dei soldi per evitare problemi, perché il gruppo non assumeva pregiudicati.
Delle altre accuse, comprensive dell’affaire legato alla società partecipata comunale di Pagani, Multiservice, delle assunzioni di favore, delle dichiarazioni di almeno sette pentiti nei due gradi di giudizio, delle contestate estorsioni con il metodo di camorra per il progetto del parcheggio del centro commerciale, nulla è rimasto, sia in primo che in secondo grado. Su tutto questo articolato iter, costato lunghe detenzioni per gran parte degli imputati, con un ulteriore nuovo processo, ribattezzato “Criniera” appena iniziato a Nocera Inferiore, si attende la pronuncia della Cassazione.
Alfonso T. Guerritore
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