IL CASO

"La carrozzella rischia di graffiare l’automobile"Via lo scivolo per disabili a Parco Arbostella

Singolare provvedimento del giudice che dà ragione ai condomini. Il genitore di due ragazzi con distrofia costretto a rimuovere la passerella

Una battaglia legale durata vent’anni, poi, alla fine, la decisione di obbedire ad una sentenza che ordinava l’abbattimento di uno scivolo che permetteva al figlio handicappato di poter raggiungere in carrozzella il portone della sua abitazione. Stamane l’impresa incaricata da Vincenzo De Orsi eliminerà quell’opera realizzata al civico 29 di via Verdi, nel Parco Arbostella, che, consentendo il transito anche a mezzi meccanici (leggi carrozzella), lederebbe gli interessi di un condomino.
«Tutto è iniziato nel 1987 - racconta il signor De Orsi - quando, dopo la realizzazione dello scivolo che permetteva ai miei figli ammalati di distrofia di muoversi in carrozzella, un condomino, che nei pressi aveva il parcheggio riservato per la sua auto, ne chiese al giudice la rimozione. E questo per un presunto "danno temuto": il passaggio di mezzi meccanici - in questo caso la carrozzella - avrebbe potuto, tra l’altro, provocare danni all’autovettura».
La causa, comunque, è andata avanti ed il giudice, alla fine, ha dato ragione al condomino: "L’opera così edificata - si legge nella sentenza - viene a costituire una servitù di passaggio che, seppur esistente in precedenza (passaggio pedonale) viene ora ad essere ulteriormente ampliata, essendo consentito il transito anche a mezzi meccanici".
«Ho resistito per venti anni - racconta Vincenzo De Orsi - perché i miei figli mi avevano chiesto di non mollare. Poi venerdì scorso, durante un sopralluogo per una consulenza tecnica d’ufficio, durante una discussione, sono stato colto da infarto. A questo punto è stato mio figlio Paolo a chiedermi di non proseguire oltre la mia battaglia e di abbattere quello scivolo».
Cosa questa che accadrà stamane, alle 13, quando la struttura, realizzata per superare una barriera architettonica, verrá rimossa dagli operai di una ditta. La Uildm, in una nota, chiede a tutti di partecipare all’evento «per testimoniare l’indignazione ma anche il senso di civiltá di questa famiglia».