RECORD NEGATIVO

La Campania sul podio del caro spesa

Secondo il report dell’Istat aumentano di 100 euro pro capite i costi per le famiglie: solo Trentino e Umbria fanno peggio

SALERNO - La Campania è tra le regioni italiane dove a giugno fare la spesa costa di più. A certificare il record negativo per le famiglie è l’Istat, che ha analizzato i prezzi al consumo di giugno. Ebbene nel report la Campania risulta essere la regione dove c’è un rincaro annuo per le famiglie, di 100 euro pro capite. In Italia si spende di più solo in Trentino Alto Adige (135 euro) e in Umbria (117). Nella speciale classifica delle città dove c’è stata un’impennata del costo della vita, spicca Napoli, in cui al normale budget si devono aggiungere ben 153 euro in più. E si deve mettere necessariamente mano al portafoglio anche a Salerno, dove inevitabilmente, tenuto conto della media regionale, la spesa subisce una nuova impennata.

La situazione in Italia. Secondo lo studio dell’Istat nel mese di giugno, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,1% su base mensile e una diminuzione dello 0,2% su base annua (come nel mese precedente), confermando la stima preliminare. A determinare l’inflazione negativa per il secondo mese consecutivo sono i prezzi dei Beni energetici (-12,1%), che sia nella componente regolamentata (-14,1%) sia in quella non regolamentata (-11,2%) confermano flessioni molto ampie. I prezzi dei Beni alimentari continuano invece a crescere (+2,3%), con un’accelerazione di quelli degli Alimentari non lavorati (da +3,7% di maggio a +4,1%) e un lieve rallentamento dei prezzi degli alimentari lavorati (da +1,7% a +1,2%). A registrare tassi di crescita sopra il punto percentuale sono anche i prezzi dei tabacchi (+3,0%) e dei servizi vari (+1,4%) che contrastano, insieme a quelli dei beni alimentari, le spinte deflazionistiche dei beni energetici.

L’inflazione nelle aree geografiche. L’inflazione registra dinamiche differenziate nelle diverse ripartizioni geografiche: resta al di sopra della media nazionale al Sud (in lieve accelerazione da una variazione tendenziale nulla a +0,1%), è pari a quella nazionale nelle Isole (in diminuzione da zero a -0,2%), mentre è al di sotto del dato nazionale nel Centro (da -0,2% a -0,3%), nel Nord-Ovest (da -0,4% a -0,3%) e nel Nord-Est (da -0,5% a -0,4%). Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano, Napoli e Perugia (+0,7% in tutti e tre i comuni), mentre si registrano le flessioni più ampie a Verona (-1,0%) e a Venezia (pari a -1,3%).

L’altalena dei prezzi. La flessione dell’indice generale, come evidenzia l’Istat, è il risultato di andamenti eterogenei dei prezzi delle diverse divisioni di spesa: quelli di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (stabili a -4,4%), dei trasporti (la cui variazione tendenziale passa da -4,1% a -3,7%) e delle comunicazioni (da -3,8% a -3,0%) continuano a mostrare marcate flessioni; viceversa sono in aumento i prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche, che, pur rallentando da +2,6% a +2,4%, continuano ad avere una crescita sostenuta, così come quelli di abbigliamento e calzature (in lieve accelerazione da +0,8% a +0,9%), dei servizi sanitari e spese per la salute (da +0,5% a +0,6%), degli altri beni e servizi (da +1,6% a +1,7%) e i prezzi di ricreazione, spettacoli e cultura (che invertono la tendenza da -0,2% a +0,5%). I prezzi dei beni registrano una flessione meno marcata per lo più a causa dei prezzi dei beni energetici (da -12,7% di maggio a -12,1%; +0,2% rispetto al mese precedente) e in particolare di quelli della componente non regolamentata (da -12,2% a -11,2%; +0,4% su base congiunturale), mentre i prezzi di quella regolamentata diminuiscono del 14,1% (-14,0% a maggio). Continuano invece a crescere i prezzi dei beni alimentari (+2,3%, in lieve rallentamento da +2,5% del mese precedente; -0,6% su base mensile). Nello specifico, rallentano lievemente i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +1,7% a +1,2%; -0,5% il congiunturale); accelerano, invece, i prezzi dei beni alimentari non lavorati (da +3,7% a +4,1%, -0,7% su base mensile) a causa di quelli della frutta fresca o refrigerata (da +7,9% a +11,5%, +0,2% rispetto a maggio), mentre rallentano i prezzi dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +5,3% a +4,6%, -3,6% la variazione congiunturale).

(g.d.s.)