La banda del buco “svaligia” le Poste

Servendosi della rete fognaria i ladri sono riusciti a portare via oltre 120mila euro dalla sede di corso Garibaldi

Ammonta ad almeno centoventimila euro il colpo messo a segno alle Poste centrali, da un gruppo di malviventi che, per raggiungere l’interno dell’edificio di corso Garibaldi, si è servito della rete fognaria. Lo stesso era accaduto nel novembre del 2006, quando la banda del buco riuscì a portare a casa oltre un miliardo delle vecchie lire. Con un piano studiato fin nei minimi dettagli, nella notte tra sabato e domenica, i ladri hanno lavorato indisturbati per ripulire il caveau fuggendo senza lasciare quasi nessuna traccia. L’amara scoperta è toccata al direttore della filiale che ieri mattina, poco dopo le 7.30, ha fatto scattare l’allarme. Quando gli uomini della sezione “volanti”, della scientifica e della squadra “mobile” della questura hanno raggiunto lo storico edificio del centro, si sono trovati di fronte ad una scena già vista sette anni prima. La banda, composta secondo gli investigatori da almeno tre persone, si è servita della rete fognaria del lungomare Trieste per introdursi nella struttura, riuscendo a deviare il condotto fino all’altezza del perimetro delle Poste. Non appena si sono immersi hanno provveduto a tranciare i cavi dell’allarme e quelli della rete telefonica. Una volta giunti in prossimità dei sotterranei, hanno sfondato il pavimento, praticando un buco nel piano di calpestio. Conquistato l’ingresso, si sono poi diretti a colpo sicuro verso la sala blindata. Prima però, hanno messo fuori uso il sistema di videosorveglianza, non solo disabilitando le numerose telecamere presenti all’interno degli uffici, ma addirittura asportando l’intero impianto di cui ieri mattina non c’era più alcuna traccia. Un secondo foro, anche in questo caso di notevoli dimensioni, è stato fatto in una parete divisoria tra gli uffici ed il caveau. I ladri non si sono spaventati neppure quando si sono trovati di fronte una camera blindata che avrebbe dovuto essere a prova di furto. Armati di flex e di fiamma ossidrica, sono riusciti ad aprirla e a penetrare così nel cuore delle Poste centrali dove era custodito il denaro. Con pazienza hanno aperto le cassette di ciascuna cassa e le hanno svuotate ad una ad una, ripulendole delle banconote che vi erano riposte. Poi sono passati al distributore dei gratta e vinci, passandolo al setaccio. Infine sono riusciti a disinnescare un altro paio di casseforti che contenevano titoli ed altri documenti che però, da quanto si è appreso, non sono stati asportati. Sistemato con cura il bottino, hanno raggiunto l’uscita servendosi di un passaggio secondario che affaccia sul lungomare Trieste attiguo allo sportello deputato alla consegna delle raccomandate. Non si sa se siano fuggiti via mare, grazie all’ausilio di qualche complice che li attendeva a bordo di una imbarcazione nello specchio d’acqua antistante il palazzo, o se invece abbiano adoperato un furgone che potrebbe essere stato parcheggiato nelle vicinanze del lungomare. Un dato è certo: ad agire sono stati dei professionisti che hanno pianificato il colpo da mesi e che erano certamente in possesso di una piantina dell’edificio, oltre che di sofisticate attrezzature adoperate non solo per forare le pareti, ma anche per disinnescare impianti di videosorveglianza e una camera blindata. L’importo del maxi furto non è ancora stato quantificato con precisione: nel caveau non c’erano introiti provenienti da operazioni particolari, soltanto il ricavato dei normali flussi di cassa. Nelle mani della polizia, allo stato, ci sono pochi elementi, a partire da alcune impronte digitali rilevate negli uffici. Gli uomini del vice questore aggiunto Claudio De Salvo hanno ascoltato diverse persone che abitano nella zona: nessuno sembra aver sentito nulla, benchè è chiaro che i ladri siano rimasti all’interno per diverse ore, forse per l’intera nottata. Non ci sono segni di effrazione alle porte, nè filmati utili a risalire all’identità dei malviventi che potrebbero anche essere gli stessi che agirono, con identica tecnica nel novembre del 2006.

©RIPRODUZIONE RISERVATA