L’uomo del ministro non è gradito

Pietro Spirito, indicato per l’Autorità del Tirreno centrale, già bocciato al Senato

SALERNO. È ancora senza presidente la nuova Autorità portuale di sistema di Napoli e Salerno. La commissione del Senato, infatti, ha bocciato – anche se il suo parere non è vincolante – Pietro Spirito, solo ed unico presidente alla Adsp del Tirreno centrale. Per il parere della commissione Camera, però, non dovrebbe avere problemi. La nomina era stata proposta, all’inizio di novembre, dal ministro Graziano Delrio, Il passaggio parlamentare, previsto dalla legge, si è chiuso con 8 voti a favore, 8 contrari e 4 astenuti che in Senato sono conteggiati nel totale dei voti contrari. Protagonista dello strappo è stato il senatore del Pd Stefano Esposito che, come annunciato, ha votato insieme con le opposizioni. Tra Esposito e Spirito i rapporti sono tesi fin da quando il manager campano era all’Atac. E quest’ultimo nel suo libro “Trasportopoli, cronache dall’inferno Atac” non aveva risparmiato critiche al senatore. Dunque non parte col piede giusto la riorganizzazione delle Autorità portuali fortemente voluta dal ministro Delrio. Un nuovo riassetto che in teoria dovrebbe consentire una semplificazione burocratica e, quindi, dare maggiori possibilità organizzative alle nuove governance. La riforma prevede che i 57 porti di rilevanza nazionale vengano riorganizzati nelle nuove 15 Autorità di sistema portuale, centri decisionali strategici con sedi nelle realtà maggiori, ovvero nei porti definiti “core” dalla Comunità europea. Le Autorità di sistema portuale sono relative agli ambiti: Mar Ligure Occidentale, Mar Ligure Orientale, Mar Tirreno Settentrionale, Mar Tirreno Centrale, Mar Tirreno Meridionale Jonio e dello Stretto, Mare di Sardegna, Mare di Sicilia Occidentale, Mare di Sicilia Orientale, Mare Adriatico Meridionale, Mar Jonio, Mare Adriatico Centrale, Mar Adriatico Centro Settentrionale, Mare Adriatico Settentrionale, Mare Adriatico Orientale. Alle 15 authority viene affidato un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area. Avranno funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche. Le Regioni, infine, potranno chiedere l’inserimento nelle Autorità di sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale. A Salerno , però, il progetto è stato sempre contestato da Assotutela, la storica associazione, fondata nel 1982, per la tutela e lo sviluppo del porto salernitano. Associazione che, già lo scorso anno, attraverso una lettera aperta, espresse tutte le sue perplessità. Che, alla luce di quanto sta accadendo adesso, ritornano prepotentemente d’attualità. «I veri problemi - dei porti italiani – avvertivano gli operatori salernitani – sono noti: procedure di nomina dei presidenti; tempi di approvazione e realizzazione di progetti, varianti, dragaggi; urgenza di una reale sburocratizzazione; macchinosità dei controlli di sdoganamento. Nessuno, ma realmente nessuno di questi problemi viene risolto dall'accorpamento, che, anzi, finirà con burocratizzare ancora di più i pur necessari ed indispensabili processi di riqualificazione degli scali marittimi».

Gli imprenditori, altresì, criticavano (e criticano) pure i criteri adottati. «È priva di ogni fondatezza la tesi secondo cui l’accorpamento di alcune Autorità portuali possa determinare economie di scala, prodromi di una maggiore capacità competitiva. I singoli porti resteranno, comunque, fisicamente separati e la competitività andrà ricercata in ciascuno di essi, in modo direttamente proporzionale al livello di efficienza che da soli saranno in grado di mettere in campo. Il valore aggiunto costituito dall’efficienza/competitività si configura come la caratteristica vincente del porto di Salerno, che movimenta quantitativi di merci e traffici ben superiori a molti degli scali salvati». (g.d.s.)

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