L’Università ingrana Dieci brevetti all’anno 

Il rapporto è di uno ogni 50 docenti dell’area scientifica

Promuovere la capacità di brevettazione, valorizzare e diffondere la conoscenza del patrimonio di impresa ad essa connesso, sono prerogative fondamentali per una città al passo con l’innovazione. Se guardiamo la sola Università di Salerno, dal 2010 al 2017, presso l’ateneo sono stati prodotti 78 brevetti, per una media di circa dieci all’anno. Il rapporto è quello di un brevetto ogni cinquanta docenti dell’area scientifica (ne sono circa 500). Per ciò che riguarda invece gli spin off, iniziative imprenditoriali ad alto valore aggiunto legate a processi di ricerca, l’Università ne conta venticinque in incubazione e dieci che hanno superato questa fase. Il rapporto anche qui è più che soddisfacente perché restituisce la media di uno spin off ogni quaranta docenti, sorpassando il dato italiano che si attesta sulla media di uno a quarantacinque.
Da questo siamo partiti per capire qual è la spinta che arriva dall’ateneo salernitano per innalzare la voce della propensione alla brevettazione dell’intera provincia che, secondo l’ultimo report Bes (Benessere equo sostenibile), si ferma al 12,6%, cifra nettamente inferiore al 75,2% del dato nazionale. Ne abbiamo parlato con il professore Fabrizio Barone, presidente della commissione “Brevetti, Spin off e trasferimento tecnologico”, nata nel 2014 dall’unione delle due precedenti commissioni dedicate rispettivamente ai soli brevetti e ai soli spin off.
«La validità di questa commissione è data anche dalla sua trasversalità e variegata composizione – ha dichiarato Barone - L’Università sta facendo uno sforzo per cercare di muovere nella direzione dei giovani e spingere il passaggio dei nuovi brevetti verso gli spin off. Una società che si basa su un brevetto, e quindi su una privativa abbastanza importante che la mette al sicuro da invasione commerciale, può avere possibilità concreta di imporsi e di piazzarsi in posizione di vantaggio».
La commissione assolve ai compiti di valutazione e di proposta, sia ai fini dell’attuazione del regolamento brevetti di ateneo, sia per le decisioni connesse alla materia brevettuale e ai diritti patrimoniale e personale della proprietà intellettuale. «A Salerno, sotto il deciso impulso del rettore Aurelio Tommasetti, stiamo mettendo in atto una serie di misure volte al perfezionamento costante delle attività. È fondamentale – sottolinea ancora Barone – informare i giovani sulle possibilità concrete che esistono e, contemporaneamente, offrire strumenti che permettono di portare avanti le buone idee e creare l’impresa, poi accompagnarli nel punto più lontano possibile, tale quindi da metterli in condizione di continuare da soli. Anche l’incubatore che è stato attivato costituisce un passo davvero importante per favorire la nascita di imprese ad alto contenuto tecnologico sul territorio di Salerno».
Scorrendo l’elenco dei brevetti, ci si rende conto di una prevalenza di titoli nel settore della chimica e dei nuovi materiali, a cui seguono i titoli afferenti ai settori delle tecnologie elettriche, energetiche ed ambientali. Tra i tanti brevetti che hanno trovato mercato, possiamo ricordare HySolarKit, un kit per convertire un veicolo convenzionale in ibrido-solare, riducendone consumi ed emissioni e migliorando le prestazioni. Sviluppato dai ricercatori del Dipartimento di ingegneria industriale, ha dato vita alla società di spin off eProInn. Un altro brevetto che ha avuto grande successo, e che ugualmente si è poi tradotto in uno spin off, è quello dei sensori sismici, ultrasensibili a larga banda, utilizzabili in geofisica, in esperimenti scientifici, che consentono di rilevare spostamenti infinitesimi e di percepire anche con largo anticipo un cedimento strutturale. A spiegarci la funzione e l’iter virtuoso connesso ad un brevetto è anche il professore Cesare Pianese, delegato del rettore al trasferimento tecnologico: «Nel quadro di riferimento di ateneo il brevetto non è limitato al solo sfruttamento patrimoniale dell’invenzione. In un’ottica più ampia, la proprietà intellettuale di ateneo si inserisce in una strategia finalizzata ad un maggiore avanzamento scientifico e ad aumentare le opportunità di finanziamento. I brevetti sono, quindi, da inquadrare tra gli strumenti strutturali del trasferimento tecnologico per una più efficace valorizzazione delle ricerche di ateneo».
Rossella Fusco
©RIPRODUZIONE RISERVATA