«L’unica soluzione è la fibra ottica»

Lo studioso Enrico Sbandi: «Ma in Campania solo i grandi centri sono cablati»

«Un problema reale, destinato a rimanere tale». Nell’affrontare la questione del digital divide in Campania, Enrico Sbandi, giornalista-editore e docente di Comunicazione multimediale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, mostra un certo pessimismo. Ma forse non tutto è perduto.

Dai dati emerge un quadro a tinte fosche, con ampie fasce di territorio e popolazione ancora escluse dall’accesso alla banda larga. Per non parlare poi di quella larghissima. Insomma, qual è la situazione attuale?

«Il digital divide è un problema reale, destinato a rimanere tale. Una vera connettività veloce, stabile e di buona portata si ottiene, con le tecnologie oggi disponibili, solo con la fibra ottica. Il territorio campano è tale da consentire il cablaggio solo dei centri che aggregano popolazione. Occorre dunque parlare di copertura della popolazione e non del territorio. La programmazione di interventi è connessa a un triangolo di problemi, ai cui vertici si trovano i seguenti fattori principali: stato dell’arte delle tecnologie di connessione, tempi di realizzazione delle infrastrutture, profilo di evoluzione della domanda di connessione. Basta questo a far comprendere quanto il problema sia di difficile soluzione».

La Regione ha annunciato un piano per rilanciare gli investimenti infrastrutturali per la diffusione della banda larga e utralarga. In ballo ci sono oltre 150 milioni. Come giudica questa misura?

«La situazione generale potrà trarne vantaggio, anche se la politica d’intervento difficilmente riuscirà a dare risposte al territorio regionale nel suo complesso. Il vero nodo è tecnologico: ci si connette sempre più in mobilità, veicolando contenuti sia in ambito business che consumer (musica, video) che richiedono importanti disponibilità di banda e di velocità. La politica più lungimirante mi pare quella di individuare dorsali prioritarie da cablare con fibre ottiche di grande portata - e qui l'intervento pubblico mi pare sostanziale, sia nella programmazione che nel finanziamento - quindi nella promozione e nel sostegno dell’iniziativa locale, sia pubblica che privata, per la realizzazione di reti wireless sul territorio».

La Regione vuole raggiungere ogni angolo della Campania con Internet veloce entro il 2015. Ma la trasmissione dati a 2 mega spesso è appena sufficiente per l’uso domestico. Ma chi della Rete fa un uso professionale a che destino andrà incontro?

«È utopistico pensare che tutti possano un giorno avere connessione veloce dappertutto. È chiaro che le attività internet-based dovranno prevedere di allocarsi laddove esiste connettività all’altezza delle esigenze. Il pubblico dovrebbe, anzi deve, operare scelte strategiche di lungo periodo in termini di infrastrutture di connettività, non diversamente dai sistemi di trasporto quando si tratta di merci. Il pericolo dal quale guardarsi - pena aver minato alla base le condizioni di sviluppo - è incentivare la connettività senza avere prima redatto un piano strategico dei bisogni e degli interventi, ripetendo gli errori che hanno segnato le incentivazioni scriteriate nel campo delle energie alternative».

I principali operatori spingono il mercato affinché si riversi sempre più sulle tecnologie 3G e 4G. Eppure già oggi - succede ad esempio in diverse zone dei grandi centri in alcune fasce delle giornata - utilizzare una connessione in mobilità stabile e veloce è impresa assai ardua. Il mercato è sovradimensionato rispetto alle risorse infrastrutturali disponibili?

«Scelte e azioni degli operatori delle telecomunicazioni riguardano, soprattutto per il mobile, la parte terminale della catena. È il processo d’infrastrutturazione a monte che va ben progettato con adeguate scelte strategiche. Gli operatori è chiaro che cerchino di spremere il business, ma credo che domanda e tecnologie siano in un’evoluzione talmente rapida da non rendere né possibile né proficuo imporre obblighi o limitazioni particolari ai gestori, se non il rispetto delle regole di concorrenza e vigilando sul divieto di fare cartello. È però evidente che a ogni miglioramento di velocità e di banda corrispondono aumenti dei volumi di dati che spesso sono tali da saturare più rapidamente del previsto le capacità aggiuntive create, vanificando i benefici promessi». (l.n.)

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