L’Udc di De Mita guarda ad Alfano 

Lo scontro interno ai centristi si fa aspro. E da Nusco si apre il dialogo con Pisapia

SALERNO. Se Cesa spinge i suoi moderati sulle sponde di un centrodestra ringalluzzito dall’inciucio sulla legge elettorale e dal ritrovato vigore del cavaliere, i demitiani tengono la barra al centro e sanno che possono avere più chance in Parlamento, se restano aggrappati alla scialuppa del Pd. La grande coalizione per il partito di Renzi è fondamentale – visti gli ultimi sondaggi – e l’ex premier sa che può salvare il Titanic solo se mette insieme quanti più è possibile. Intanto dopo gli stracci dell’altra sera, l’Udc a trazione Ciriaco reagisce. L’onorevole Giuseppe De Mita è molto chiaro: «In questi anni abbiamo provato ad affermare una posizione che voleva un allargamento delle forze centriste con la costruzione di una iniziativa che facesse rifermento al popolarismo sturziano». Ma quello che De Mita non digerisce è essere passati «nello spazio di tre settimane» a «proporre un accordo con Forza Italia e con Lega, avendo sostenuto fino alle riunioni precedenti che tutto avremmo fatto fuorché un’intesa con i populisti e con Salvini». E dunque, «la crisi del Pd dovrebbe farci riflettere che si stanno recuperando le culture originarie di appartenenza. È vero – spiega De Mita – la posizione di Pisapia è appena accennata e lo stesso vale per Mdp, ma si registra un ritorno alla radice culturale di provenienza. Noi dovremmo organizzare la stessa cosa, recuperando la nostra radice culturale». E per farlo è necessario guardare a tutta quell’area di centro che pure gravità attorno al Pd. A quell’idea di federare il centrosinistra che è nelle intenzioni dell’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. E allora le sponde per i centristi a guida demitiana sono essenzialmente due: quella dei Cristiani di Bruno Tabacci o, come si soffia dalle loro parti, quella di Alternativa popolare di Angelino Alfano. Proprio il ministro è stato più volte a colloquio con Ciriaco. Due incontri cordiali che lasciano ben sperare a un dialogo fitto che, in Campania (e non solo), farebbe solo bene all’ex uomo di Berlusconi. Ma lo scenario è in divenire e su di esso incombono le elezioni siciliane.
«L’Udc salernitana è solidale con il segretario regionale. Venerdì si è tenuta la direzione regionale ed è stata votata, con soli 3 voti contrari, una mozione a favore di Giuseppe De Mita – spiega il segretario provinciale Luigi Cobellis – È stata chiesta la convocazione del Congresso, perché si era deciso di non fare mai accordi con Forza Italia e con la Lega e, dunque, la linea politica non può essere cambiata da un momento all’altro, senza alcun confronto. Confidiamo nell’equilibrio del segretario nazionale – aggiunge Cobellis – e c’immaginiamo che convochi il congresso. Non ci rassegniamo alla rassegnazione, in quanto in politica si sceglie. E, nel caso in cui non dovesse essere accolta la nostra richiesta, prenderemo le nostre decisioni e vedremo cosa fare».
Il congresso è l’altro punto cruciale. Se è vero che con De Mita non c’è il partito, perché non convocarlo? È lo stesso De Mita che lo chiede: «Ora l’unico provvedimento che mi aspetto da Cesa è la convocazione del Congresso se si vuole garantire quel minimo accettabile di qualità della riflessione e di democrazia interna». D’altronde spiega l’onorevole Giuseppe De Mita «io ero vicesegretario non per concessione ma come espressione di quell’area che aveva consentito a Cesa di vincere il congresso». Insomma uno scontro che in questi mesi – pochi per la verità – che divideranno i partiti dalle Politiche si farà ancora più aspro. Un puzzle ancora non definito sul quale incombe il sondaggio Ipsos che fa tremare i democrat. In base ad una elaborazione sul territorio nazionale, se si votasse oggi, nei collegi il Pd e l’alleato Alfano se ne aggiudicherebbero pochi (58), molti meno della coalizione di centrodestra e meno dei grillini. E nelle regioni “rosse” il Pd non farebbe il consueto “cappotto”.
(ha collaborato
Gaetano de Stefano)
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