Ospedale Santa Maria della Speranza

BATTIPAGLIA

L’ospedale lo dimette va in coma e muore: aperta un’inchiesta

Il 62enne di Capaccio è spirato dopo otto mesi di calvario I familiari denunciano: «È stato soccorso in ritardo»

BATTIPAGLIA. La carta di dimissione, a Florea Manea l’avevano consegnata dopo cinque ore in pronto soccorso, stabilendo che dagli accertamenti eseguiti per un malore non erano emersi elementi preoccupanti e il 62enne di origine romena poteva quindi rientrare nella sua abitazione di Capaccio, dove viveva da oltre dieci anni. In quella casa, invece, Manea non è mai tornato. Si è sentito male mentre stava ancora per uscire dalla sala visite dell’ospedale di Battipaglia e da allora è iniziato per lui un calvario conclusosi un mese fa con la morte. Era il 29 giugno dello scorso anno quando tutto è iniziato. «Intorno alle 21.14 ha iniziato ad accusare un malore – racconta la moglie Victoria nella denuncia sporta ai carabinieri di Battipaglia – ho allertato il 118 e dopo le prime cure mio marito è stato trasportato all’ospedale di Battipaglia, ma da quella sera non si è mai più ripreso. Al Pronto soccorso, è stato sottoposto ad una Tac e gli sono stati somministrati alcuni farmaci, alle 2.48 è stato dimesso, ma non siamo mai tornati a casa insieme». La donna spiega che il coniuge si è accasciato prima ancora di poter uscire dal presidio ospedaliero, davanti al suo sguardo incredulo e alla presenza di un’amica che era andata con loro in ospedale. «I medici presenti non gli hanno prestato alcuna cura per circa trenta minuti – denuncia – solo dopo che mio marito era ormai cianotico in volto hanno iniziato a praticargli il massaggio cardiaco e a quel punto io e la mia amica siamo state allontanate. Quella sera ho poi rivisto Florea nel reparto di Rianimazione, già in coma per un arresto cardiaco».
Da allora il 62enne non si è più ripreso. Dopo un periodo di terapia intensiva a Battipaglia, è stato trasferito a ottobre nel polo specialistico riabilitativo della fondazione “Don Carlo Gnocchi” a Sant’Angelo Dei Lombardi, dove è rimasto fino al 6 marzo con una parentesi, a dicembre, il presidio ospedaliero “Sant’Ottone Frangipane” di Ariano Irpino dove è stato ricoverato nel mese di dicembre 2016. Poi il ritorno al Santa Maria della Speranza, dove Florea Manea – Fiorindo, come lo chiamavano gli amici di Capaccio – è deceduto il 21 marzo scorso. È stato allora che la moglie e la figlia Cristina hanno deciso di rivolgersi alla magistratura per capire cosa sia accaduto e se un intervento più tempestivo e ulteriori accertamenti diagnostici potevano evitare che il familiare andasse in coma, salvandogli la vita. Assistite dagli avvocati Carmine Gallo di Altavilla Silentina e Veronica Masucci di Capaccio Paestum, hanno presentato denuncia ai carabinieri, lamentando anche ritardi nella consegna della cartella clinica, che è stata richiesta il 19 gennaio e non era stata ancora consegnata quando l’uomo è spirato. Il sostituto procuratore Elena Cosentino ha quindi aperto un’inchiesta contro ignoti, e pochi giorni fa è stata eseguita l’autopsia, da cui si aspetta ora chiarezza sulle cause della morte.
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